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24 marzo 1944: l’eccidio delle Fosse Ardeatine

Il 24 marzo del 1944, 335 italiani, militari e civili, furono fucilati per mano tedesca per una rappresaglia contro un’azione compiuta da uno dei gruppi di azione partigiana (GAP) contro una colonna di militari tedeschi che stava transitando da via Rasella, una via della Capitale.
Nell’attacco partigiano morirono 33 militari nazisti. Per rappresaglia per l’uccisione dei militari del reggimento “Bozen”, i tedeschi catturarono dieci persone ogni morto tedesco, raggiungendo poi l’impressionante cifra di 335 italiani.
I prigionieri furono radunati presso le antiche cave poste sulla via dalla quale l’eccidio prende il nome e qui fucilati nelle gallerie abbandonate delle cave e negli spazi limitrofi.

Ma chi erano gli italiani che pagarono con la morte la feroce rappresaglia?
La scelta degli italiani da uccidere come avvertimento per la popolazione avvenne in parte tra i detenuti della capitale che avrebbero con ogni probabilità subito una condanna a morte, ma non essendo sufficienti nel numero, i tedeschi decisero di aggiungere alla lista anche 57 ebrei, alcuni antifascisti di origine ebraiche e altre persone catturate in via Rasella, in quanto sospettati di comunismo. La lista dei condannati fu redatta con molta fretta (nel corso della notte successiva all’attacco partigiano) e ad essa prese parte anche il noto capitano delle SS Erich Priebke, condannato all’ergastolo per la strage e deceduto nel 2013.

La storia della lista dei condannati ha però dell’incredibile: non essendo sufficienti i criteri individuati all’inizio, furono man mano aggiunti uomini che avevano commesso crimini minori, come l’oltraggio alle truppe tedesche o persone accusate di detenzione di esplosivi. Vennero poi aggiunte altre persone con criteri discrezionali, anche se non colpevoli di alcun reato.
Come di prassi, da parte degli occupanti nazisti, le persone individuate non furono sottoposte ad alcun processo che ne giustificasse almeno in parte la condanna a morte. Rimane da aggiungere che alla redazione della lista ed all’individuazione delle persone da uccidere parteciparono attivamente anche diversi esponenti del regime fascista italiano.

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