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Una contro perizia scagionerebbe il marito dall’omicidio di Elena Ceste

Sono contenute in una contro perizia le argomentazioni che secondo la difesa scagionerebbero Michele Buoninconti, dall’uccisione della moglie la trentasettenne di Costigliole d’Asti, il cui cadavere è stato ritrovato il 24 Gennaio scorso.

Il lavoro redatto dalla criminologa Ursula Franco, riporterebbe con argomentazioni specifiche quella che secondo il collegio difensivo è la dinamica della morte della giovane donna. La consulente difensiva punta il dito su quelle che secondo lei sono le tante lacune dell’accusa e che hanno escluso, fin dal primo momento, l’ipotesi di una morte naturale di Elena Ceste.

Le spiegazioni tendono a contestualizzare le tante intercettazioni dell’uomo, che la procura ha usato, tra l’altro, per motivare l’arresto di Michele Buoninconti. La criminologa dichiara inoltre, in un’intervista, che il marito, mentre era intercettato, provava un senso di abbandono, e tale sensazione lo portava a dichiarare dei concetti che contenevano un “senso” diverso da quello letto dagli investigatori successivamente.

Riguardo la dinamica della morte, la criminologa mette in discussioni le risultanze autoptiche e si dice convinta che la morte della donna sia sopraggiunta in modo naturale per assideramento. Anche riguardo alle modalità di ritrovamento del corpo la spiegazione della consulente sarebbe scontata: la Ceste secondo la professionista si sarebbe denudata volontariamente essendo in preda ad una malattia psichiatrica caratterizzata da delirio persecutorio, psicosi, allucinazioni, e tale situazione non avrebbe fatto altro che rendere più veloce l’assideramento della donna.

La difesa ha dichiarato che tali risultanze, unitamente alle prove che confermerebbero le loro tesi, saranno la base della difesa del Buoninconti, nel probabile processo che si terrà a suo carico, e si dicono certi che esso si concluderà favorevolmente per il proprio assistito.

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