AttualitàCultura

Si è spento a 90 anni Dario Fo: l’attore Premio Nobel era ricoverato in ospedale da alcuni giorni

ADDIO AL GIULLARE – La notizia è arrivata nelle prime ore del mattino, dopo che negli scorsi giorni si erano già diffuse delle indiscrezioni preoccupanti circa la sua salute: Dario Fo si è spento all’età di 90 anni presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, dove era ricoverato a seguito delle complicanze di una patologia polmonare.

L’attore, regista e scrittore originario di Sangiano era già stato raggiunto dai familiari e dagli amici di una vita, informati dell’aggravarsi delle condizioni del vulcanico Premio Nobel. Tuttavia, nonostante il peggioramento del suo quadro clinico, Fo aveva comunque continuato a dipingere, una delle sue grandi passioni, e aveva anche avuto il tempo di presentare in conferenza stampa il suo nuovo libro, intitolato “Darwin”. La morte di quello che il premier Matteo Renzi ha definito “uno dei protagonisti della cultura italiana” dell’ultimo secolo arriva a soli tre anni di distanza dalla scomparsa di Franca Rame, sua storica compagna.

UN ARTISTA POLIEDRICO – A testimonianza della centralità della sua figura nel panorama culturale italiano, questa mattina anche l’aula del Senato ha dedicato un tributo al “maestro”, osservando un minuto di silenzio prima dell’inizio dei lavori. Infatti, la figura di Dario Fo sarà sempre ricordata non solo per il Premio Nobel per la Letteratura ricevuto nel 1997, ma anche per il lunghissimo sodalizio con la Rame che ha condiviso con lui per 60 anni gioie e dolori, dal punto di vista professionale e non.

Dai primi spettacoli messi in scena negli Anni Cinquanta alle apparizioni in televisione, sino alla messa al bando decisa dai vertici della Democrazia Cristiana: la vita di Dario Fo è stata sempre connotata dalla sperimentazione artistica, ma anche da un marcato attivismo nel campo dei valori della cosiddetta sinistra critica. A lui si deve anche l’invenzione di quel “teatro borghese” che portava Fo e la Rame a recitare in fabbriche e quartieri operai, anziché nelle tradizionali location come molti loro colleghi. Risale proprio a quegli anni (1969) la sua opera più celebre, ovvero quel “Mistero Buffo” che lui stesso definì una “giullarata popolare” e che aveva schiuso a Fo le porte della notorietà, oltre che di molte platee televisive.