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21 le vittime cristiane uccise dall’Isis in Siria

L’Isis non tollera che nessun’altra religione, al di fuori dell’islamismo, sia professata da parte della popolazione: questa è una delle regole, ben salde, che contraddistingue il pensiero del gruppo di terroristi che, diverse volte, ha messo il mondo in ginocchio.

La regola viene applicata senza alcun tipo di pietà: sono queste le parole che, nella giornata del dieci aprile, sono state espresse da parte del patriarca della chiesa cattolica nella Siria centrale, ovvero Ignazio Aphrem II.
Egli ha infatti raccontato che, prima che i russi riuscissero a liberare la città di al-Qaryatayn, i componenti dell’Isis avrebbero compiuto una vera e propria strage nei confronti dei cristiani.

Quella particolare città, infatti, è nota per essere popolata da persone di religione cattolica, cosa che i componenti dell’Isis non hanno mai visto di buon occhio.
Per questo motivo, ventuno di loro, sono stati uccisi in maniere assai differenti: secondo le testimonianze ed i vari racconti di Aphrem II, alcuni sarebbero stati freddati mentre tentavano la fuga, dopo che al-Qaryatayn è stata occupata dall’Isis.
Altre persone, invece, sarebbero state martirizzate nelle stesse modalità che utilizzavano i Romani per convertire i cristiani nel politeismo.
Torture, poco cibo e soprattutto minacce continue, sarebbero state adottate da parte dei componenti dell’Isis.

Le vittime sarebbero per lo più giovani uomini, ma tra di esse spuntano anche tre ragazze, che sarebbero state seviziate prima di essere uccise.
Inoltre, sempre secondo il patriarca, altre ragazze cristiane erano state selezionate per essere vendute come schiave ad alcuni collaboratori dell’Isis.
L’intervento dell’esercito russo, avvenuto durante i primi giorni del mese di aprile, ha fatto in modo che quest’incubo terminasse.
Molte persone sono state portate in alcuni ospedali e centri medici, per fare in modo che esse potessero venire curate e si potesse evitare un peggioramento della loro già precaria condizione nelle quali erano costrette a vivere.