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Dietro al miracolo cinese un inquinamento da brividi. Video in rete scuote la sensibilità dei Cinesi

La cappa di color grigio che sovrasta diverse città della Cina è diventata ormai emblematica, una sorta di simbolo che da un lato identifica alcune cittadine del gigante asiatico, ma allo stesso tempo tende a nasconderle.

Lo smog finisce così per essere una specie di paradosso nell’Estremo Oriente. Ciò che (non) si vede ormai da diversi anni è stato rappresentato in tutta la sua drammaticità in un documentario, intitolato “Sotto la cupola” (Under the dome), lavoro che ha scosso non poco i Cinesi.
Il filmato è stato pubblicato in rete e nel giro di poche ore  ha ottenuto oltre 150 milioni di visualizzazioni, diventando così un fenomeno virale.
Il documentario fa luce sull’inquinamento dell’aria che riguarda il Paese orientale, puntando il dito in particolare contro le autorità, i cui controlli sono stati definiti inefficienti. A ciò si aggiunge la fin troppa permissività( e spesso ben remunerata compiacenza) nei confronti di chi ha inquinato a tal punto l’aria da creare una coltre grigia sopra molte città che impedisce addirittura di vedere il cielo. Lo smog toglie la vista, ma anche la vita, dato che l’avvelenamento dell’aria è considerato responsabile di circa mezzo milione di morti ogni anno.

Autrice del filmato è Chai Jing, in precedenza conduttrice nella tv di Stato, che ha definito il suo lavoro una battaglia personale contro l’inquinamento, secondo la donna responsabile del tumore – fortunatamente benigno – che ha colpito la figlia appena nata. Il documentario pone l’accento, in maniera particolare, su alcuni comportamenti, quali ed esempio l’impiego di combustibili fossili di qualità scadente al fine di risparmiare e il criterio di giudizio a cui sono sottoposti i funzionari pubblici, basato sulla crescita del Pil (“Prodotto interno lordo”) e non sui reali risultati conseguiti.
La durata complessiva del film è di un’ora e mezza e dunque approfondisce le ragioni alla base dello smog che sovrasta diverse aree della Cina, facendo inoltre dei paragoni con altre grandi città come Los Angeles e Londra. Nel corso del documentario vengono intervistati anche diversi funzionari che operano nelle due metropoli, i quali spiegano quali misure sono state prese per risolvere il problema dell’eccessivo smog che attanagliava le due città.
La situazione di Pechino appare però ben più grave, visto che la cappa di smog è in grado addirittura di nascondere il Sole; basti pensare che l’alba e il tramonto, per essere visibili, devono essere proiettate su dei maxi-schermi in modo che i cittadini possano goderne. Il periodo peggiore in queste vaste aree della Cina è l’inverno, in quei mesi infatti viene incrementata la produzione da parte delle centrali di carbone e l’inquinamento dell’aria aumenta notevolmente; complice l’assenza delle correnti d’aria, che nelle altre stagioni ripuliscono un po’ il cielo, le polveri sottili raggiungono una concentrazione molto elevata, di oltre 500 microgrammi per metro cubo.
Per comprendere appieno la drammaticità della situazione, la soglia di microgrammi per metro cubo fissata dall’Oms, “Organizzazione mondiale per la sanità”, è 25; al di sopra di questo limite, infatti, la salute dell’essere umano è a rischio.

Per questa ragione, nel documentario si invita il Governo a prendere iniziative efficaci per migliorare la situazione, fra le quali anche una maggiore consapevolezza dei cittadini per capire cosa sia possibile fare per ridurre l’inquinamento dell’aria.

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