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Il Coronavirus chiude le scuole in Italia fino al 15 marzo. Ecco le altre disposizioni per evitare il contagio

Le scuole italiane di ogni ordine e grado resteranno chiuse da oggi, 5 marzo, fino al 15. Due settimane che serviranno per capire l’andamento del contagio e decidere eventuali, nuove misure contenitive. È questa la decisione presa dal Governo e comunicata dallo stesso premier Giuseppe Conte durante una diretta Facebook. In questo modo, racconta il premier, si evita la diffusione del contagio nel timore che, in presenza di numeri di pazienti eccessivi rispetto alle reali capacità di posti letto offerti dal sistema sanitario nazionale, lo stesso possa collassare e non offrire un livello di assistenza adeguato a chi, affetto di Coronavirus, abbia bisogno di assistenza specifica o rianimazione. La decisione del Governo viene però presa in controtendenza rispetto alle indicazioni del comitato tecnico scientifico che ricorda come al momento non ci sia evidenza scientifica dell’efficacia di un tale provvedimento. Il ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina, ha preannunciato che sono al varo misure straordinarie per consentire ad uno dei due genitori di potersi assentare dal lavoro per l’accudimento dei figli minorenni durante il periodo di chiusura delle scuole.

La chiusura delle scuole, però, è solo uno dei tanti provvedimenti inseriti nell’ultimo decreto del Governo dedicato proprio al Coronavirus. Fra i provvedimenti presi c’è la chiusura di cinema e teatri, la sospensione di meeting e di convegni e più in generale di tutte quelle attività che possano richiamare una certa affluenza di persone. Inoltre è consigliato a tutti gli over 65 anni di evitare il più possibile di uscire di casa e a tutti di mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro. Anche il campionato cede al Coronavirus e decide di giocare i prossimi turni del campionato di serie A e B a porte chiuse, almeno fino al 3 aprile. Non è da escludersi, poi, che mano a mano che si assisterà all’evoluzione dell’epidemia si possano decidere misure più restrittive oppure l’allargamento della cosiddetta zona rossa, area che attualmente riguarda solo la zona del lodigiano e quella relativa all’area di Vò Euganeo nel Veneto.