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Negata la libertà a Massimo Bossetti

È durata circa due ore l’udienza dinanzi ai giudici della Cassazione, per discutere sul ricorso presentato dalla difesa di Massimo Bossetti. L’udienza tendeva ad annullare la carcerazione del muratore di Mapello (BG), accusato dell’omicidio della piccola Yara Gambirasio.

In quelle due ore l’avvocato difensore del muratore (Claudio Salvagni), ha cercato di convincere i giudici dell’inutilità della carcerazione per il presunto omicida. Tutto verteva sulla possibilità di escludere dalle prove, le tracce di DNA repertati dai carabinieri dei RIS, e che legano indissolubilmente il muratore, alla ragazzina uccisa nel novembre del 2010.

I Supremi giudici hanno però respinto la richiesta e, dopo una lunga camera di consiglio (oltre tre ore), hanno confermato la custodia cautelare nella struttura carceraria. L’udienza ha messo la parola fine alle speranze del Bossetti, di avere un regime carcerario alternativo (i domiciliari).

Nei giorni scorsi, nuovi sospetti si erano appuntati sul carpentiere di Mapello, i RIS di Parma avevano, infatti, comunicato di essere riusciti a provare che la ragazzina di Brembate, fosse stata trasportata sul furgone di Bossetti, la prova è rappresentata da alcuni filamenti di tessuto ritrovati sui leggins della vittima e riconducibile, secondo i carabinieri senza ombra di dubbio, ai sedili del mezzo usato dal muratore.

Sulla vicenda si deve registrare, inoltre, l’aggressione alla sorella gemella del presunto omicida, la donna (Laura Letizia Bossetti) è stata picchiata selvaggiamente, qualche giorno fa, da alcuni sconosciuti a volto coperto. La violenza è avvenuta dopo che la Bossetti aveva manifestato la sua vicinanza al fratello, l’episodio è indicativo dell’alto coinvolgimento emotivo che l’omicidio ha avuto sulla comunità bergamasca, e non fa altro che tenere alta l’attenzione per una vicenda, in cui Bossetti rimane l’unico indagato.

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