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Reversal – La fuga è solo l’inizio: un thriller che si vuol far horror, ma rimane sempre sospeso fra i due generi (trailer)

È uscito da qualche giorno nelle sale cinematografiche “Reversal – La fuga è solo l’inizio”, diretto da J.M. Cravioto. Si tratta di un thriller tendente all’horror che, nonostante le promesse del trailer, non convince fino in fondo. Il suo ambizioso obiettivo iniziale era quello di catturare lo spettatore in un vortice di colpi di scena, costringendolo nel corso della narrazione a cambiare punto di vista sui protagonisti, ma tale fine  viene raggiunto soltanto in parte e non mancano nel soggetto i momenti di stanca o i colpi di scena che sanno di uno stantio già visto.

La protagonista principale è Eve, alias Tina Ivlev, rinchiusa in cantina da un folle, Richard Tyson. La donna riesce in qualche modo a fuggire dalla prigionia colpendolo alla testa con un mattone. Mentre si sta preparando alla fuga, si imbatte in una serie di polaroid aventi per protagoniste tante altre ragazze fotografate nella sua stessa situazione: bisogna salvarle.
Quindi, Eve stringe un patto con il suo sequestratore e decide di accompagnarlo in ospedale, ottenendo in cambio la possibilità di andare a recuperare le altre ragazze rapite a scopo sessuale. Il risultato  di questa esplorazione è avvilente, con la ragazza che, in preda ad una sorta di insoddisfatta catarsi, non riesce  a trovare la luce in fondo al tunnel e non è in grado di ritrovare sè stessa a causa del traumatico sequestro vissuto.

Eve non è altro che la vittima di una prigionia atroce che sceglie di diventare eroina e vuole vendicare chi come lei è stata seviziata da personaggi spietati. Tuttavia, quando parte con la sua missione di giustizia, si trova a pagare, se possibile, un pegno ancor più alto, trasformandosi a propria volta, in un carnefice inconsapevole e la sua coscienza non appare più pulita. Tutto ciò è peggiorato dalla situazione delle altre fanciulle, che col passare del tempo hanno perso la loro stabilità mentale e, vittime di una sorta di Sindrome di Stoccolma,  potrebbero compiere gesti inconsulti al momento della loro eventuale liberazione. Bisogna quindi stare con gli occhi ben aperti e in guardia da circostanze che possono apparire imponderabili.

La protagonista fa nascere in sè stessa un forte desiderio di giustizia e, soprattutto, di vendetta. Tale sensazione si mescola ai filmati relativi ai motivi che hanno preceduto la prigionia, estemporanei flashback che la ritraggono in compagnia del proprio  fidanzato Ronnie, interpretato da Kris Kjornes o  schizzano il rapporto poco chiaro con una donna anonima (Dylan Thomas), rapporto che, naturalmente, si comprenderà al termine della pellicola. Altre immagini raffigurano la ragazza nel momento peggiore, quello del sequestro. Nel frattempo, si vede un’altra donna, sua compagna di sventura, che a poco a poco, complici gli stenti ed i maltrattamenti subiti, muore, dopo essere stata per settimane  legata e resa schiava dal suo aguzzino.

La trama di Reversal appare un po’ troppo leggera e le cose non migliorano con il suo sviluppo. La pellicola non è complessivamente brutta, anche se di certo non brilla per originalità.

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