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A Londra messo sotto accusa l’Mi5, si è fatto sfuggire il terrorista Mohammed Emwazi

Dopo che è stato rivelato il nome di “Jihadi John”, il terrorista che a viso coperto appare nei video dell’Isis relativi alle decapitazioni degli occidentali, il caso di Mohammed Emwazi, sta causando una serie di critiche ai servizi di sicurezza britannici.

Alcuni media inglesi hanno riportato la notizia secondo la quale Mohammed Emwazi era tra le persone nel mirino dell’Mi5 almeno da sei anni, ed era già stato interrogato, ed anche detenuto. I servizi segreti britannici volevano anche trasformarlo in un informatore, ma hanno finito per non saperne contrastare la partenza dalla Gran Bretagna, nonostante il suo nome comparisse sulla famosa “watch list”.

I metodi di contrasto al terrorismo, vengono dunque messi sotto accusa, in special modo dal gruppo Cage, e da uno dei suoi esponenti Asim Qureshi. Secondo Qureshi, l’avvicinamento di Mohammed Emwazi ai gruppi estremisti islamici, che ha raggiunto in Siria, è dovuto soprattutto alle attività che sono state portate avanti contro di lui dalle forze di sicurezza.

Mohammed Emwazi, viene descritto da Qureshi come una persona “buona ed umile”, fino a quando non è stato interrogato dall’Mi5. Una tesi che cozza contro l’arresto a cui venne sottoposto già nel corso del 2009, quando ancora non c’era traccia dello Stato Islamico. In quel caso, Emwazi stava cercando di passare il confine tra la Tanzania e la Somalia, con lo scopo di unirsi ai miliziani del gruppo “Al-Shabaab“.

L’alienazione di Emwazi, secondo Qureshi, è dovuta proprio ai metodi applicati dalle forze di sicurezza. Ed il caso, quando mancano solo due mesi e mezzo alle elezioni, rischia dunque di trasformarsi in un caso politico, con l’intervento del “Intelligence and Security Committee” del Parlamento inglese.

Uno dei membri del comitato, Sir Menzies Campbell, ha dichiarato che la commissione interrogherà i vertici dei servizi, ma che questo avverrà solo dopo lo svolgimento delle elezioni. Sempre se il problema non dovesse aggravarsi e trovare maggior forza dalle polemiche, con un conseguente sveltimento dell’azione della commissione parlamentare.

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