Misteri

Agenzie di rating: declassano intere economie e debiti di paesi sovrani, ma chi le controlla?

L’inaffidabilità deriverebbe dalla presenza di conflitti di interesse tra i maggiori azionisti presenti al loro interno.
Analizzando la distribuzione azionaria delle agenzie, infatti, è possibile notare come siano gli stessi proprietari dei grandi fondi USA ad effettuare le analisi di mercato internazionali su cui si basa l’intera vendita dei titoli. In altri termini, i proprietari dei capitali che si affidano alle previsioni di rating delle agenzie per investire il proprio denaro, possiedono quelle stesse agenzie che analizzano e valutano le azioni di mercato.

Procediamo con ordine.
La maggiore agenzia di rating, in termini di quota di mercato, è la Moody’s Corporation. Fondata nel 1909, ha sede a New York, è diffusa in 26 paesi e conta nel suo team circa 4 mila 500 impiegati. Tra i suoi maggiori azionisti si possono annoverare i nomi di alcuni degli uomini più ricchi e potenti del mondo, tra cui Nataniel Charles Jacob Rothschield.
Al secondo posto, occupando il 39% delle quote di mercato di rating, c’è la Standard & Poor’s. Nata nel 1860, ha sede a New York. Il suo maggiore azionista è la McGraw-Ill Companies Inc., a sua volta presieduta da Harold McGraw III, uno degli uomini di maggior rilievo di tutto il panorama economico americano. Dall’editoria alle fonti energetiche.
Infine, c’è la Fitch Ratings. Rappresenta il 16% della quota di mercato, è stata fondata nel 1913, è presente in 51 paesi e le sue due sedi principali si trovano a New York e Londra. Tra i suoi maggiori azionisti troviamo la Fimalac, una holding francese che investe soprattutto in servizi finanziari e attività immobiliari, e la Hearst Corporation, oligopolista del mercato mediatico.
La Capital World Investors, in particolare, è una delle più grandi società americane di gestione di risparmio e detiene, rispettivamente, oltre il 12 e il 10% delle azioni di Moody’s e Standard & Poor’s.
Sulla stessa linea viaggiano anche altri due fondi di investimento americani: la State Street Corp e la BlackRock.

È molto comune, infatti, che, facendo alcune ricerche sui maggiori proprietari delle agenzie di rating, spuntino fuori gestori di gruppi bancari o di fondi di investimento.
Questo significa che, a dettare le condizioni di mercato, sono quelle stesse persone che nel mercato immettono i propri titoli. Il risultato è il controllo del flusso di capitali.
Di sicuro, le agenzie di rating contengono al proprio interno centinaia di azionisti che, da soli, non possono influenzare la stesura dei rapporti su cui poi vengono attribuiti i punteggi di valutazione dei titoli di mercato. È altresì vero, però, che sono gli stessi azionisti a scegliere il top management delle agenzie.
A questo proposito, la procura di Lisbona ha avviato un’inchiesta per indagare sui conflitti di interesse che potrebbero aver influenzato pesantemente l’andamento dell’economia mondiale.
Lisbona stessa è stata più volte declassata dai giudizi di rating emessi dalle agenzie.

Il problema non riguarda solo il fatto che sono i grandi fondi Usa a controllare le valutazioni. La questione, infatti, è che l’intero sistema sarebbe in mano di pochi ricchissimi uomini che, attraverso la gestione di agenzie, banche e società, riescono a manovrare il mercato in maniera indisturbata.
Solo per fare alcuni nomi, si possono annoverare i discendenti della famiglia dei Rothschild, Warren Buffet e George Soros. Secondo qualcuno, questi banchieri, filantropi o agenti, invaderebbero, distruggendolo, il mercato di alcuni paesi per poi guadagnare attraverso la ricostruzione.

Come è avvenuto in Italia nell’agosto del 1992, quando la Standard Poor’s declassò il debito del nostro paese, decretando una svalutazione della lira del 30% e la conseguente uscita dal Sistema Monetario Europeo.
Poco dopo, i capitali provenienti dall’Inghilterra e dall’America riuscirono ad attaccare il mercato italiano acquisendo parte delle azioni delle maggiori aziende e società nazionali tra cui L’Enel, l’Eni e la Cirio.
Questo potrebbe essere uno dei modi in cui gli uomini che detengono il maggior numero di fondi di investimento manipolano il mercato azionario a loro vantaggio.
I dubbi sulla correttezza del lavoro svolto dalle agenzie di rating sono oggi più vivi che mai. Il mondo politico, infatti, risentendo molto dei giudizi attribuiti ai titoli obbligazionari, osserva ormai l’intero sistema sotto la lente di ingrandimento.

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