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Blocco contratti statali: arriva la sentenza di “illegittimità” della Consulta, ma niente retroattività

Dalla Corte Costituzionale arriva una mezza vittoria per i dipendenti della Pubblica amministrazione. La Consulta ha, infatti, dichiarato illegittimo il blocco contratti, ma senza effetti retroattivi.

Questo permetterà allo Stato italiano di evitare un “buco” di 35 miliardi di euro, che si sarebbe trovato a dover coprire se la Consulta avesse assegnato anche la retroattività. La sentenza è arrivata dopo che erano state “impugnate” le norme emesse dal Governo che sancivano il blocco degli aumenti per i dipendenti della Pubblica Amministrazione nel triennio dal 2010 al 2013, norme che poi sono state prorogate anche nel 2014 e nel 2015 con altri successivi provvedimenti. Ora tutto questo è stato cancellato con un sol colpo di spugna dalla decisione della Consulta che le ha dichiarate, non senza qualche polemica, inammissibili.
Entro 20 giorni dalla sentenza, la Consulta provvederà anche a depositarla formalmente e dal quel momento si tornerà alle regole in vigore prima del blocco.

In attesa della sentenza, c’era molto timore da parte dell’Avvocatura dello Stato, che aveva indicato in 35 miliardi di euro il “buco” che si sarebbe potuto creare, buco che quindi non ci sarà. La scelta di non tenere conto della retroattività, è arrivata seguendo il parere di uno degli avvocati dello Stato, il quale aveva fatto presente che la nuova formulazione dell’articolo 81 della Costituzione Italiana, parla del principio di “pareggio di bilancio” che deve essere assicurato anche tenendo conto sia delle fasi favorevoli che di quelle avverse del ciclo economico del Paese. Con questa decisione presa dalla Corte Costituzionale, si riapre in pratica la stagione delle contrattazioni sindacali da parte dei dipendenti della Pubblica amministrazione, che sono circa 3 milioni e mezzo in tutta Italia.
La causa della mancata legittimità del provvedimento di blocco delle contrattazioni era stata promossa presso la Corte Costituzionale dal sindacato Fialp Cisal, e la decisione della Consulta è stata favorevolmente commentata dal segretario della Cisal Davide Velardi, il quale ha sottolineato come si possa ora riaprire il confronto tra le parti. Dopo la sentenza ha parlato anche Carmelo Barbagallo, leader della Cisl, secondo il quale è opportuno che ora il Governo, preso atto della decisione della Consulta, convochi nel più breve tempo possibile i Sindacati per procedere al rinnovo dei contratti che i lavoratori del Pubblico impiego stanno aspettando da anni. Annamaria Furlan, segretario Cisl sostiene nel suo commento che la sentenza ha finalmente messo fine ad una ingiustizia “palese”, una ingiustizia che andava avanti ormai da sei anni e che ora potrà essere sanata con la ripresa immediata delle contrattazioni. Sempre secondo la Furlan, il tempo delle scuse e degli alibi è definitivamente finito e ed il Governo deve agire in modo rapido ed efficiente per risanare la situazione.

Il rilancio dei contratti dei dipendenti pubblici contribuirà anche a dare nuovo slancio all’economia del Paese; è quello che è stato affermato dai deputati del M5s nel corso di una seduta della Commissione Lavoro. Nonostante la mancata retroattività, la sentenza si farà comunque sentire per quanto riguarda le finanze statali, e si prevede un maggiore esborso di circa 6 – 7 miliardi, su base triennale. Il Governo intende “scaglionare” l’esborso, che dovrà tenere conto anche della “vacanza contrattuale“, che nei mesi che vanno fino al termine del 2015 inciderà per 250 milioni di euro. In autunno poi, quando si dovrà stendere la nuova “legge di stabilità”, si passerà ad affrontare cose più complicate, che sono già state messe in preventivo nel Def dello scorso Aprile, quando si era stimato un costo per il 2016 di circa 1,7 miliardi. Nello stesso tempo si punterà a mettere a punto una “spending review” che nello stesso periodo dei tre anni riduca le spese di 10 miliardi di euro, altrimenti, con la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, scatterà l’aumento dell’Iva.

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