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Contratto a tutele crescenti? i Sindacati non ci stanno

Il governo Renzi accelera sulla riforma sul lavoro, suscitando l’ira dei Sindacati, che sono già sul piede di guerra e minacciano scioperi nel caso la riforma vada in porto a queste condizioni.

Tra le proposte del Governo, infatti, c’è l’abolizione dell’articolo 18 per tutti i neo assunti, ai quali tuttavia spetterà un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, anche se non è stato ancora ben specificato cosa si intenda esattamente per tutele, e quanto queste ultime saranno definite nel decreto finale. Dopo la sortita torinese, che ha portato il Presidente del Consiglio in visita allo stabilimento L’Oreal di Settimo Torinese, Matteo Renzi è tornato a Roma per occuparsi dell’emendamento dell’esecutivo in Commissione al Senato. E proprio in Senato il Governo ha modificato la delega: pur non parlando espressamente di superamento o abolizione dell’articolo 18, appare evidente che la lettura più probabile sia proprio questa.
Lo pensano in molti tra i politici, a cominciare dal relatore Ncd, Maurizio Sacconi. Tuttavia il Partito Democratico ne dà una lettura diversa, replicando che per lo scontro sulla questione più spinosa – quella del reintegro in caso di licenziamento giudicato ingiusto e illegittimo – in realtà è ancora presto. Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha, infatti, affermato senza mezzi termini:

“Solo con i decreti delegati si prenderà una decisione sull’art.18”.

Non sono dello stesso parere le parti sociali, convinti invece che una decisione sia stata già presa. In particolare la Cgil ha già evidenziato tutto il suo disappunto attraverso le parole del Segretario generale Susanna Camusso, dichiarandosi pronta allo sciopero a oltranza. Per il Segretario della Cisl Bonanni, l’articolo 18 sarebbe una sorta di ossessione per il Governo, che quando si parla di lavoro pare non riuscire a occuparsi di altro, nemmeno di divulgare i dati relativi al periodo post riforma Monti – Fornero, cosa chiesta ad alta voce dai sindacati. Dello stesso parere anche Camusso, secondo cui l’articolo 18 rappresenta una sorta di “scalpo” da portare all’Unione Europea per aumentare la credibilità di un governo che è ancora sotto analisi, in Italia come all’estero. Nella giornata di ieri, la numero uno della Cgil ha ricevuto dal Direttivo del Sindacato il via libera per avviare le consultazione in merito alla questione con Cisl e Uil; lo scopo è la mobilitazione generale, cui potrebbe non partecipare la Fiom, il cui Segretario generale Maurizio Landini non ha partecipato al voto finale.

Per adesso, però, l’agitazione dei Sindacati non sembra scalfire in alcun modo il governo. L’emendamento presentato ieri dichiarava l’intenzione di introdurre:

Un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio“.

Sono proprio queste le parole incriminate, quelle che hanno provocato la reazione di Sacconi, il quale ha affermato che i nuovi assunti non godranno del diritto di reintegro in caso di licenziamento illegittimo.
Semplice deduzione faziosa o futura realtà? Secondo Cesare Damiano (Pd), Presidente della Commissione Lavoro della Camera, si tratta di un’interpretazione volutamente sbagliata e capziosa, volta a creare scompiglio ancora prima che la riforma si concretizzi. Nel testo, infatti, l’articolo 18 non viene mai citato, e dunque tutto è ancora una volta nelle mani della delega che il Governo si appresta a presentare.
Nella sua visita alla redazione del quotidiano La Stampa, Renzi si è limitato ad affermare che in Italia occorre smetterla di fare distinzioni tra lavoratori si serie A e lavoratori di serie B. Nessun accenno esplicito all’articolo 18, ma solo la chiara convinzione che occorra liberare gli imprenditori dalla paura di assumere e favorire la creazione di un mercato del lavoro meno rigido rispetto a quello attuale.

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