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Coronavirus, nuova bozza di decreto per la quarantena

La manovra contro il COVID-19 inizia a prendere forma. Tra i provvedimenti elencati vi sono l’aumento delle mascherine, la cassa integrazione per tutti e per i lavoratori dipendenti privati la quarantena sarà equivalente alla malattia, soltanto che i costi saranno dello Stato e non di INPS e datori di lavoro. Il decreto dovrebbe essere varato entro il fine settimana, così da riuscire a fermare le scadenze fiscali. La bozza parla di interventi per oltre 12 miliardi da investire su ammortizzatori sociali, settore sanitario e mutui.

Per aiutare il SSN si potranno aprire reparti temporanei nelle strutture, sia all’esterno che all’esterno e saranno arruolati oltre 300 unità tra medici ed infermieri militari. Il servizio territoriale sarà potenziato e saranno investiti fondi per il pagamento degli straordinari del personale sanitario.
Fino al 31 luglio (o comunque fino alla fine dell’emergenza) potrà riservarsi il diritto di requisire alberghi e strutture ricettive da destinare all’emergenza posti letto.
Saranno stanziati fondi per produrre mascherine e dispositivi di protezione individuale per medici, infermieri e operatori sanitari.

La quarantena verrà trattata come malattia e basteranno i certificati del proprio medico di base. I costi di quest’ultima saranno a carico dello Stato anche per i dipendenti di aziende private.
Saranno previsti congedi parentali speciali e voucher per il pagamento delle baby-sitter. Il ministro della Famiglia parla di 10 giorni di congedo per genitori con figli fino a 14 anni e di 15 giorni se questi vengono usati in parti uguali da tutti e due i genitori. I voucher per baby-sitter saranno da 600 a 1000 euro (famiglie con un solo genitore o per genitori che lavorano nel settore sanitario).
Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali sarà prevista la cassa integrazione per tutti i dipendenti non coperti dalla CIG ordinaria. Questa misura prevederà uno stop lavorativo non superiore a 9 settimane e potrebbe coinvolgere oltre 2 milioni di lavoratori anche se le stime prevedono che la condizione sarà richiesta da circa la metà di loro.