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Eternit: nuovo rinvio a giudizio per Stephan Schmidheiny

Febbraio è sicuramente un mese chiave nella vicenda Eternit che ha visto tra fatti e smentite nuovi passi indietro per tutte le vittime costituitesi parte civile. Nella giornata del 23 febbraio però il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha chiesto il rinvio a giudizio per il magnate dell’Eternit Stephan Schmidheiny. L’accusa è quella di omicidio doloso aggravato nei confronti di ben 258 persone, alcuni di questi lavoratori degli stabilimenti altri invece semplici residenti della zona di Casale Monferrato e Cavagnolo.

Le morti, avvenute tra il 1989 e il 2014, sarebbero state causate da mesotelioma pleurico, malattia dovuta appunto alla lavorazione dell’amianto nella fabbrica dell’imprenditore Stephan Schmidheiny. La vicenda giudiziaria legata a tale tragica situazione aveva visto la chiusura delle indagini per il cosiddetto processo “Eternit bis” lo scorso novembre con l’esemplare condanna per il magnate a 18 anni di reclusione. La pena però non è stata inflitta in quanto il reato sarebbe stato prescritto, con conseguente dolore da parte di tutti i familiari delle vittime.

La novità di queste ultime ore è però un nuovo rinvio a giudizio presentato lo stesso giorno in cui la Suprema Corte ha depositato le motivazioni dell’ultima sentenza con cui a novembre aveva annullato la condanna di Stephan Schmidheiny a causa appunto della prescrizione del reato.

Il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha rilasciato una dichiarazione in cui commenta le motivazioni della stessa Corte di Cassazione concentrandosi sul termine “disastro”, che sarebbe infatti usato in maniera diversa nel caso Eternit rispetto ad altre vicende giudiziarie precedenti. Lo stesso pm fa infatti riferimento al caso di Porto Margherita e alla relativa pronuncia della Corte di Cassazione del 2007, vicenda in cui era stata adottata un’idea differente di disastro, a cui appunto Guariniello si era ispirato. Fa quindi sapere il pubblico ministero Raffaele Guariniello che, a tal proposito, si cercherà d’ora in poi di seguire invece la nuova direzione tracciata con la sentenza di novembre della Corte di Cassazione.

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