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Ex soldatessa israeliana vuole arruolarsi tra i curdi, ma viene rapita dall’Isis

La 31enne Gill Rosenberg ha lasciato Israele per arruolarsi con i peshmerga, ma secondo alcune indiscrezioni sarebbe finita nelle mani dell’Isis, che l’avrebbe rapita nella città di Kobane, dove continuano gli scontri tra le milizie. Gill Rosenberg, di origini canadesi, era stata istruttrice dell’esercito israeliano, poi la decisione di arruolarsi nelle milizie curde per combattere contro lo stato islamico.

Le ultime notizie relative alla 31enne erano arrivate tramite Facebook, con Gill Rosenberg che aveva scritto di essere in movimento, verso una zona nella quele però non sarebbe stato possibile il collegamento ad Internet. Alcune settimane fa, la Rosenberg era stata intervista da una televisione israeliane, ed aveva dichiarato che i miliziani curdi sono “brava gente”, e “nostri fratelli”.

Le voci del suo rapimento non hanno ricevuto però nessuna conferma ufficiale, e sia la diplomazia canadese che quella israeliana stanno verificando la veridicità dell’annuncio del rapimento. In rete, intanto, stanno circolando dei messaggi dei miliziani dell’Isis, i quali stanno ipotizzando il futuro della soldatessa, con alcuni che ne chiedono la condanna a morte, ed altri che spingono invece per la sua liberazione, a patto che sia pagato un congruo riscatto.
C’è inoltre una terza ipotesi che prevede uno scambio tra la liberazione della donna e quella di alcuni miliziani prigionieri.

Nello stesso tempo, a Kobane, luogo del presunto rapimento, continuano e si intensificano i combattimenti. I jihadisti stanno moltiplicando gli attacchi contro la città, che è attualmente interessata da quattro fronti di combattimento, compreso quello lungo sulla linea di confine tra Siria e Turchia. I raid aerei della coalizione hanno fatto almeno 50 vittime tra i jihadistii, che sono inoltre alle prese con i combattenti curdi. Secondo quanto ha riferito l’Osdh, gli aerei della coalizione hanno colpito anche Raqqa ed i suoi dintorni causando un pesante bilancio di morti e feriti nella trentina di postazioni interessate dai raid. Un bilancio così pesante di vittime tra i miliziani islamici non si registrava da molto tempo.

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