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Grecia referendum: “nein” di 3 Greci su 5 alla Merkel. Dimissioni di Varoufakis in aiuto a Tsipras

Ieri sera è arrivato il risultato del referendum in Grecia, con il quale i quale i cittadini ellenici dovevano pronunciarsi in merito all’accettazione delle condizioni poste dall’Unione Europea per la restituzione del debito che lo Stato ha nei confronti dei creditori internazionali.

Alla fine il risultato è stato nettissimo, con il No che ha prevalso con oltre il 61% dei consensi, a discapito delle schede favorevoli al negoziato attuale che non hanno raggiunto neanche il 39%.
Si tratta di un risultato molto importante, più da un punto di vista politico che non meramente tecnico, che dà ragione alla strategia attuata dal premier ellenico Tsipras, che adesso potrà andare in Europa a condurre le trattative avendo più forza, visto che alle spalle gode della legittimazione della propria gente. Tuttavia il risultato del referendum mette la Grecia anche in una posizione pericolosa, visto che molti paesi europei si dicono stanchi dell’atteggiamento ellenico e leggono il risultato referendario come una posizione di chiusura al dialogo da parte del popolo greco . In particolare la Germania ha affermato che sarà molto difficile ricucire lo strappo, e la cancelliera Merkel ha affermato che i Greci ormai hanno eretto un vero e proprio muro, adottando una posizione di estrema rigidità che renderà molto difficile raggiungere un punto di accordo.

Questa mattina è previsto un incontro bilaterale tra la stessa Merkel e Hollande, sulla scorta di un asse franco-tedesco da cui paiono dipendere ormai semre più le strategie dell’intera unione europea, per discutere il dà farsi, mentre domani si prevede un Consiglio europeo nel quale si cercherà di raggiungere un punto di intesa tra le diverse anime continentali, che permetta alla Ue di esprimere una posizione condivisa.
I risultati del referendum sono stati accolti naturalmente con grande entusiasmo anche dal ministro dell’economia greco Varoufakis, che ha affermato che adesso ci vorrà un accordo che tenga in considerazione la dignità dei Greci, esprimendo la piena volontà nel non accettare più alcuna forma di ricatto.  Nel suo visitatissimo blog lo stesso responsabile del dicastero economico ellenico aveva parlato di un momento epocale:

“Resterà nella storia come un momento unico in cui una piccola nazione europea si è ribellata alla stretta del debito“.

 

Una delle ultime affermazioni nella propria carica, poichè qualche ora dopo lo stesso Yanis Varoufakis, ha lasciato il proprio incarico, postando via Twitter il proprio addio con un snitetico:

“Minister No More!”

Lo stesso braccio destro di Tsipras ha poi argomentato più compiutamente la propria scelta, con la volontà di facilitare, attraverso le proprie dimissioni ( dopo la riunione dei leader dei Partiti greci, la nomina del nuovo Ministro delle Finanze), il raggiungimento di un nuovo accordo, poichè la sua presenza sembrava potesse non essere gradita a molti interlocutori europei:

“Subito dopo l’annuncio dei risultati del referendum – le sue parole su Twitter  – sono stato messo al corrente di una certa preferenza da alcuni partecipanti dell’Eurogruppo e ‘partner’ vari per una mia… ‘assenza’ dalle loro riunioni. Una ragione che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per lui trovare un accordo. Per questo lascio oggi il Ministero delle Finanze”.​

Sempre sul proprio blog lo stesso Varoufakis  aveva giurato fedeltà al proprio leader, parlando di un dovere quello di aiutare Tsipras e, orgoglioso del disgusto di molti creditori – da lui bollati addirittura come “terroristi” – sottolineando come a Sinistra si sappia fare gioco di squadra, anteponendo gli interessi collettivi alle mere cariche individuali. Tutto questo nel rispetto dell’OXI (no ) dei Greci che, per l’ex Ministro delle Finanze, rappresenta una vittoria per tutti i democratici del Mondo e solo l’inizio.

Tra i vari commenti che sono arrivati dopo il No espresso dal popolo greco c’è da evidenziare quello del presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che ha affermato che questo risultato rende le trattative ancora più difficili, perché se prima c’erano spiragli di un intesa, adesso esiste il concreto rischio che Tsipras rifiuti qualsiasi condizione visto che si fa forte di questo risultato e, ad esempio, se confluisse nella ventilata richiesta di una cancellazione di parte del debito renderebbe quasi impossibile il raggiungimento di un qualsiasi accordo.
Un esito festeggiato in piazza dal popolo greco e celebrato alla stregua di una sorta di riconquista della dignità ellenica, ma che si scontra già da oggi con la cruda realtà di uno scenario drammatico in cui le Banche stanno esaurendo la propria liquidità e prelevare denaro, ad ore, potrebbe diventare impossibile, così come reperire generi di prima necessità. Infatti il provvedimento emanato dall’esecuitivo greco che ha deciso la chiusura delle Banche potrebbe essere prorogato anche nei prossimi giorni, in attesa di capire quali saranno le sorti della Grecia. C’è da dire che molti osservatori internazionali (in particolare americani) leggono questo risultato del referendum come l’anticamera dell’uscita della Grecia dall’euro.
A questo punto questa ipotesi diventa sempre più probabile e nonostante la volontà di molti soggetti che vogliono evitare tutto questo (con il governo italiano in prima fila) ormai il Grexit sembra essere alle porte, con conseguenze imprevedibili non solo per i greci, ma per tutta l’Eurozona.

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