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In Puglia ritrovata i resti imponenti della statua della dea Minerva, narrata da Virgilio e rifugio di Enea dopo la fuga da Troia?

Non è la prima volta che degli scavi archeologici portano alla luce scoperte totalmente inaspettate, in grado di sorprendere anche chi abitualmente è impegnato nello svelare segreti di un passato antico.

L’ultimissimo in ordine di tempo è stato il ritrovamento di una statua raffigurante la dea Minerva, avvenuto a Castro, in pieno centro storico. All’interno della cittadina posta a sud di Salento è emersa, infatti, una statua di donna che sembrerebbe essere stata realizzata come omaggio alla antica divinità. Gli archeologi hanno subito indicato come la statua possa avere una datazione risalente al III° secolo a.C., anche se alcuni ritengono che possa addirittura essere più antica (di circa 100 anni).
Se questo venisse confermato, diverrebbero realtà le voci che già da qualche tempo indicano proprio in Castro il luogo nel quale si trovava, un tempo, la rocca contenente il tempio della stessa Minerva. Tale luogo, secondo quanto narrato da Virgilio, avrebbe rappresentato  il rifugio utilizzato da Enea nel corso della fuga da Troia. Dopo il ritrovamento sono già state formulate le prime stime relative alla datazione della statua. La scoperta potrebbe finalmente dirimere i dubbi che attanagliano gli esperti da diversi decenni, ossia quelli relativi alla precisa localizzazione del tempio virgiliano, il luogo che fa da sfondo alle avventure di Enea.
Per ora, comunque, la statua non è emersa in tutta la sua interezza; infatti, sono stati rinvenuti solamente il busto e parte di una mano. Un dettaglio curioso in merito al ritrovamento è stato reso pubblico; si tratta del fatto che il monumento era posizionato su uno dei due lati.
Naturalmente, allo stato attuale, e anche in considerazione della natura dei reperti acquisiti ( si tratta di una statua marmorea mutila femminile, il cui corto gonnellino potrebbe anche essere relativo alla figura di Artemide) si tratta di una mera ipotesi, che andrà suffragata da eventuali reperti al momento mancanti.

È importante sottolineare come a finanziare gli scavi sia stata l’Unione Europea. A seguirli, invece, è l’Università del Salento, affiancata dalla Soprintendenza per i beni archeologici. Nel corso degli scorsi mesi sono stati rinvenuti alcuni pezzi appartenenti alla balaustra di protezione della statua, che presentavano dei motivi floreali a traforo. A condurre gli scavi a Castro è Amedeo Galati, un archeologo che da 6 anni è impegnato sul sito. Quanto emerso fa seguito ad un ritrovamento, avvenuto nel 2009 all’interno della stessa città. In quell’occasione, ad essere portato alla luce era stato un modello bronzeo avente le medesime fattezze. I reperti verranno trasferiti nelle sale del museo archeologico; quest’ultimo è situato all’interno del castello aragonese. Proprio il castello si trova in fase di ristrutturazione, operazione fondamentale per permetterne l’allargamento e, al contempo, il rinnovamento degli spazi di esposizione.
Inoltre, verranno presentati anche dei pezzi facenti parte dell’arte vascolare e degli strumenti dell’età del Bronzo, il cui ritrovamento è avvenuto all’interno della nota Grotta Zinzulusa e del villaggio della Palombara.

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