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Ius soli: la proposta Renzi alimenta il dibattito, cittadinanza a chi completa il ciclo di studi ?

Continua a far discutere la proposta di Matteo Renzi sullo ius soli , un’ipotesi di lavoro che se non mette d’accordo tutti, sembra almeno incontrare l’apprezzamento di molti.

La cittadinanza italiana potrebbe essere concessa ai figli delle persone immigrate che siano in grado di completare un ciclo scolastico. La proposta lanciata dal Premier potrebbe diventare legge già a partire dal prossimo anno.
Allo stato attuale l’Italia viene annoverato fra i Paesi con le norme più rigide per quanto riguarda la concessione della cittadinanza, ma con alcune eccezioni che contribuiscono a rendere difficile da comprendere il nostro Paese a coloro che lo osservano da fuori. Da un lato, come detto, le mille difficoltà per concedere la cittadinanza italiana ai bambini che sono nati qui e frequentano i nostri Istituti, dall’altro un approccio più accogliente nei riguardi degli immigrati che sbarcano un giorno sì e un giorno no sulle coste italiane.
Oggi ci ritroviamo con ragazzi maggiorenni che parlano i dialetti delle nostre Regioni, ma che non sono Italiani, non vengono considerati tali e rischiano di non avere mai la cittadinanza del Paese nel quale sono cresciuti e hanno vissuto per tutta la vita. Sono i cosiddetti immigrati di “seconda generazione”, figli di altri immigrati giunti qui, che in tutto e per tutto si sentono cittadini italiani.
Tuttavia il percorso burocratico per diventarlo anche sulla carta è quanto meno complesso: una volta compiuti i diciotto anni di età, devono dimostrare di aver vissuto in Italia senza alcuna interruzione ma, per farlo, hanno a disposizione appena un anno di tempo. Concluse con successo e rapidità queste pratiche burocratiche, possono finalmente definirsi Italiani anche di fronte alla legge.

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Lo ius soli – ovvero l’appartenenza ad una comunità, ai suoi meccanismi a livello civile ed ai suoi riti – vige già da tempo in Francia e negli Stati Uniti, ed è stato introdotto – anche se con maggiori restrizioni – anche in Gran Bretagna e Germania. Il Paese meno liberale di tutti, da questo punto di vista, è dunque l’Italia.
Gli immigrati di “seconda generazione” in Italia possono essere considerati ormai pienamente integrati e il loro Paese è a tutti gli effetti l’Italia e non quello d’origine dei genitori, che gran parte di loro non ha mai visto oppure lo ricorda appena. In Italia gli stranieri appartenenti alla seconda generazione ancora minorenni superano il milione e il 60% di essi è nato proprio qui, nel Bel Paese.
Tutti insieme compongono quasi il 9% degli alunni che frequentano attualmente le nostre scuole. Concedere loro la cittadinanza è senz’altro una mossa liberale, un modo di legittimare un’integrazione che di fatto è già avvenuta, a partire dai banchi di scuola per estendersi anche al di fuori degli edifici scolastici.
Questa forma di ius soli è piuttosto diffusa sia in Europa che nel resto del Mondo e consentirebbe all’Italia di recuperare il terreno perso in questi anni di soluzioni non trovate.

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