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La condizione delle donne nella società secondo l’Isis

Questi sono solo alcuni dei punti di quello che è un vero e proprio “manifesto programmatico” reso pubblico dall’Isis attraverso la cosiddetta “brigata Al-Khansaa”, la quale, a detta degli esperti dell’anti-terrorismo britannici, consisterebbe in un’unità composta soltanto da donne.

Secondo chi ha analizzato questo manifesto, l’obiettivo dell’Isis è quello di fare opera di proselitismo tra le donne arabe. Ciò sarebbe confermato non solo dalla lunghezza del documento, che ha più di 40 pagine, ma anche dal fatto che esso contiene diverse foto che spiegano visivamente come si svolge la vita di una donna nei territori sotto il controllo del Califfato.

All’interno di questa sorta di manifesto programmatico, su quella che secondo l’Isis deve essere la condizione femminile nella società, si legge che le donne hanno l’obbligo di non farsi vedere e quindi di portare un velo integrale che renda impossibile vederle per gli uomini non facenti parte della ristretta cerchia familiare. Inoltre, devono esimersi dal recarsi in luoghi come centri di bellezza o “negozi alla moda”, perchè questi sarebbero veri e propri simboli del diavolo e devono passare la maggior parte del proprio tempo tra le mura domestiche.

Il manifesto prende posizione anche contro pratiche come la chirurgia estetica, i tatuaggi e i piercing, affermando che tutto ciò è assolutamente vietato, perchè simbolo di una cultura deviata e, così come centri estetici e “negozi alla moda” simbolo del demonio.

Questo documento, che ha fatto la sua comparsa su internet all’inizio di quest’anno, ma che solo ora è arrivato a conoscenza dell’opinione pubblica europea, contiene disposizioni anche per quel che concerne la scolarizzazione e il lavoro. Sempre secondo quanto si può leggere nel documento in questione, negli anni d’età compresi tra i sette e i nove le bambine devono dedicarsi all’apprendimento dell’arabo nella versione coranica, dei precetti religiosi e delle scienze.

Passato questo periodo di due anni, in quello compreso tra i dieci e i dodici, dovrebbe essere loro cura dedicare i propri sforzi alla comprensione di come la “sharia” regola gli istituti del matrimonio e del divorzio e all’imparare come si cucina e come si cuce. Il percorso “scolastico” si chiude quindi 15 anni d’età e non può andare oltre, a meno che una donna non prenda la decisione di dedicarsi all’apprendimento dei precetti teologici o voglia intraprendere la professione medica o la strada dell’insegnamento.

Solo in questi casi e in quello in cui una “fatwa” la obblighi di dedicare la propria vita alla “guerra santa”, può abbandonare la casa paterna. Secondo il manifesto in questione non è infatti necessario che una donna prenda una laurea per poter affermare di “essere mentalmente più dotata di un uomo”.

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