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Schiave dell’esercito: il Giappone chiede scusa dopo 70 anni

Le donne rapite o ingannate con la promessa di un lavoro sicuro in qualche azienda di stato furono coreane, filippine, giapponesi, ma fonti certe affermano che ci fossero anche centinaia di donne tra australiane e olandesi. In seguito vennero trasportate in altre paesi e chiuse in bordelli di stato. Sono conosciute con il nome di Comfort Women, o con il termine ianfu”: non si è mai riusciti a chiarire quante fossero state in totale, infatti le stime dei diversi paesi coinvolti sono molto discordanti.

Dalla fine della seconda guerra mondiale oramai sono passati 70 anni, ma questa vicenda aveva comunque lasciato pesanti strascichi che si ripercuotevano sui rapporti tra i vari paesi coinvolti, perché secondo gli stati vittima dell’accaduto, il Giappone continuava a negare l’evidenza non ammettendo quanto fosse chiaro e sotto gli occhi di chiunque. In particolare la situazione procurava molto imbarazzo tra il Giappone e la Corea, due paesi amici ma che non avevano ancora posto un punto su una situazione ferma da lungo tempo in un silenzio troppo pesante per entrambe.

Il Premier giapponese Shinzo Abe ha preso in mano la situazione e si è scusato a nome dello stato del Giappone per quanto è accaduto 70 anni prima, riconoscendo di fatto gli errori del passato. Shinzo Abe non si è limitato solo a questo, ma ha deciso anche di creare un fondo dell’importo sostanzioso di 1 miliardo di yen, che andrà a risarcire le vittime della tratta avvenuta alla fine della seconda guerra mondiale. Un passo molto importante quello fatto dal premier giapponese, che è stato accolto con piacere da parte del Ministro degli esteri coreano Yun Biung-Se, dichiarando che l’accordo sarà “definitivo e irreversibile” se davvero il Giappone ammetterà la responsabilità dello stato su quanto accaduto alla fine della seconda guerra mondiale.