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“Usa: nelle armi we trust”: Quella di S.Bernardino è la 355esima sparatoria del 2015, ma gli States non abdicano alle pallottole

La notte sanguinaria di San Bernardino, durante la quale una coppia di origine asiatica ha fatto irruzione in un centro per disabili della città californiana uccidendo ben 14 persone, è solo l’ultimo tassello di un mosaico ben più complesso.

La vicenda legata al possesso e all’utilizzo improprio di armi da fuoco rimane uno dei problemi più spinosi negli Stati Uniti, e nemmeno le campagne condotte dal presidente Barack Obama sembrano essere riuscite a placare la sete d’armi della cittadinanza americana.
E’ pur vero che la sensibilità e il rapporto degli americani verso le armi si basa su una percezione completamente diversa rispetto a quella europea; vietare le armi o comunque ridurne l’utilizzo significa cambiare la Costituzione. Il secondo dei dieci emendamenti recita infatti, senza grossi giri di parole:

“Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto delle persone di detenere e portare armi”.

L’emendamento risale al 1791, ai tempi della Guerra d’Indipendenza, quando la minaccia della milizia inglese sul territorio americano penzolava sulle teste dei coloni come una spada di Damocle; da allora i tempi sono cambiati, gli Stati Uniti da colonizzati sono diventati colonizzatori e le minacce interne non dovrebbe essere più così pericolose da giustificare e rendere necessario che in ogni casa americana ci sia posto per una pistola o un fucile.

La storia e l’espansione americana, nel continente prima e nel resto del Mondo poi, sono andate di pari passo col progresso dell’industria bellica. Il boom di Hollywood, che vide nei western una delle sue massime realizzazioni, ha contribuito a radicare ancora di più la figura del pistolero nell’immaginario collettivo statunitense.
Non è dunque sorprendente recarsi un un qualsiasi supermercato e trovare un reparto armi, fornito e attrezzato tanto quanto il reparto carni o quello surgelati.

Oltre ad un cambiamento radicale nella cultura americana, una restrizione d’accesso alle armi da fuoco avrebbe anche una grossa influenza su un settore, quello bellico, fortemente radicato nelle alte sfere della politica americana.
L’ ILA (Istituto per azione legislativa) è infatti il braccio politico che utilizza la NRA (National Rifle Assosiation) per agire sulle decisioni del Congresso e favorire l’industria delle armi americane. Una lobby potente dunque quella delle armi da fuoco, che non vede di buon occhio le politiche (o meglio le intenzioni) “proibizionistiche” di Obama riguardo le armi da fuoco. Ma guai a pensare al binomio armi-Repubblicani; il partito conservatore è sicuramente più legato all’industria bellica, tanto da porsi spesso in disaccordo con le posizioni dell’attuale apo di Stato, ma le armi trovano i suoi estimatori anche in molti dei democratici.

Gli USA hanno basato la loro storia sull’industria bellica e probabilmente continueranno a farlo, dato che la guerra è ancora il settore trainante dell’economia, non solo americana ma mondiale, con buona pace della sparatoria quotidiana negli States e dei 12 mila poveri Cristi che, solo quest’anno, ci hanno rimesso le piume.