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Usa: rabbia e proteste per la mancata incriminazione dell’agente che uccise Michael Brown

Dopo tre mesi di interrogatori, nei quali erano stati ascoltati 60 testimoni, nel corso di 25 sedute, il Gran Jury di Ferguson ha disposto che Darren Wilson, il poliziotto che aveva ucciso Michael Brown, non debba essere incriminato.

Bob McCulloch, procuratore della St. Louis County, ha comunicato la decisione, motivata dal fatto che il poliziotto avrebbe sparato per legittima difesa. La notizia della non incriminazione, si è subito diffusa in tutti gli Stati Uniti, suscitando immediate proteste e rabbia tra la popolazione.

Nella città di Ferguson la protesta razziale è tornata a scoppiare e si sono registrati saccheggi ed incendi di auto e negozi, con molte sparatorie. In una di queste, avvenuta ad University City, è rimasto ferito un poliziotto, che, stando alle prime informazioni, non sarebbe in pericolo di vita.

Le manifestazioni di protesta per la decisione del Gran Jury sono scoppiate anche in molte grandi città degli Usa, come Philadelphia, Los Angeles, Chicago, Seattle, Oklahoma City ed Oakland, mentre a New York hanno causato la chiusura sia del ponte di Brooklyn che di quelli di Triborough e di Manhattan.

La vicenda dell’uccisione di Mike Brown risale allo scorso 9 agosto; in quell’occasione il 18enne era stato fermato dal poliziotto dopo il furto di un pacchetto di sigari. Il ragazzo era stato colpito da sei proiettile ed era caduto senza vita nel mezzo di una strada.

Anche allora era esplosa la protesta con molti arresti ed un gran numero di feriti, dopo i saccheggi e le devastazioni che avevano colpito questo sobborgo di St. Louis. Il Gran Jury che ha decretato la non incriminazione dell’agente era composto da 9 cittadini bianchi e 3 neri.

Dopo la sentenza, il Presidente USA, Barack Obama, ha dichiarato che le sentenze devono essere accettate, ed ha richiamato alla calma tutta la popolazione. Nello stesso tempo, Obama ha anche esortato la polizia a mostrare “moderazione”, ricordando la sfiducia che esiste nel rapporto che intercorre tra la comunità “afroamericana” e la stessa polizia, motivata da tanti anni di discriminazione razziale.

Il padre di Mike Brown, dopo il verdetto ha espresso la sua delusione commentando “Sono devastato”.

A due anni di distanza dall’uccisione del 17enne nero Trayvon Martin avvenuta a Sanford in Florida, gli Usa si trovano di nuovo a fronteggiare una protesta razziale.

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