AttualitàItalia

Attento al Cairo: tanti ancora gli interrogativi e una sola certezza. Un avvertimento all’Italia

Dopo l’attentato contro il consolato italiano al Cairo è arrivata puntuale la rivendicazione da parte dell’Isis. Una rivendicazione che era in qualche modo attesa da parte delle forze di intelligence che ora la stanno verificando.

Secondo gli uomini dell’Aise, che lavorano in stretta collaborazione con i loro omologhi egiziani gli attentatori(successivamente identificai in  tre elementi del gruppo di Ansar Beit el Maqdes, attivo nel Sinai e tratti in arresto) avevano nel mirino proprio l’edificio dove si trova il consolato italiano, e l’attentato rivestiva un doppio scopo: da un lato lanciare un avvertimento al nostro Paese, che sostiene attivamente l’attuale governo egiziano, e nello stesso tempo attaccare proprio al Sisi, il presidente egiziano, la cui politica interna tende a reprimere le spinte islamiste che si stanno facendo sempre più forti in Egitto.
L’attentato, effettuato con un’autobomba, ha provocato una vittima ed il ferimento di altre nove persone che si trovavano nei pressi. La matrice della bomba però deve ancora essere identificata con chiarezza anche se l’Isis ha effettuato la sua rivendicazione, in quanto normalmente le azioni dei gruppi jihadisti sono molto più cruente e sanguinose, mentre gli uomini che stanno verificando la rivendicazione, pensano più ad una azione dimostrativa, anche se l’esplosione ha fatto una vittima.
Il lavoro dell’intelligence è comunque reso difficile dal fatto che all’interno della “galassia islamita” del Paese africano, esistono molteplici gruppi e che diversi di questi negli ultimi tempi hanno aderito alle linee dello Stato Islamico. I fermenti contro il presidente al-Sisi sono molto forti in Egitto, e sia la Fratellanza Musulmana che i gruppi jihadisti stanno portando attacchi molto forti come gli scontri che hanno avuto luogo proprio negli ultimi giorni in alcune località del nord del Sinai. In questi attacchi si sono registrati molti morti anche da parte delle forze governative.

Un attentato come quello contro il consolato italiano, portato a termine proprio nel centro della capitale inoltre, vuole far capire alla popolazione che lo stesso al-Sisi non è in grado di controllare la situazione, e segue quello nel quale era stato ucciso, con modalità simili, il procuratore generale egiziano Hisham Brakat. Nello stesso tempo l’attentato serve a lanciare un messaggio chiaro all’Italia, responsabile insieme ad altri della coalizione internazionale, sia di combattere l’Isis in Medio Oriente, che di aver sostenuto al-Sisi nel rovesciamento di Mohammed Morsi. Ad Italia ed Egitto viene poi addossata la colpa di sostenere in Libia il governo insediato a Tobruk, che viene invece fortemente contrastato sia dalla milizie islamiche che dall’altro governo che si è “autoproclamato” a Tripoli. Secondo alcune fonti infine, si pensa che l’attacco fosse destinato a colpire un giudice, Ahmed al Fuddaly, molto “vicino” al presidente al-Sisi.
L’autobomba, che secondo la rivendicazione contenega circa 450 chilogrammi di materiale esplosivo, infatti è stata fatta detonare con un telecomando poco prima del suo passaggio sul luogo dell’attentato.
Dal punto di vista del Consolato intanto, è stato reso noto che le attività rimangono sospese , in attesa di trovare una nuova sede, in quanto l’edificio è stato danneggiato in maniera grave dall’esplosione e non è al momento utilizzabile. Nello stesso tempo da parte italiana si ribadisce il pieno appoggio del nostro Paese alla politica di al-Sisi, ed alla lotta contro il terrorismo islamico. In questi giorni il premier Renzi, si è sentito più volte telefonicamente con il presidente egiziano.

Leave a Response