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È una carneficina, a Novembre 170 le vittime al giorno a causa dell’integralismo islamico

I numeri che sono stati diffusi dal “Centro Internazionale per lo studio dell’estremismo e della violenza politica” non possono che preoccupare la Comunità e l’opinione pubblica internazionale. Secondo i dati raccolti da questo istituto, che ha sede nella capitale britannica, nel mese di Novembre le morti addebitabili al terrorismo islamico sarebbero state addirittura il doppio di quelle provocate dagli attentati che l’11 Settembre di 13 anni fa sconvolsero l’America e il Mondo intero.

Le indagini statistiche hanno infatti svelato come in un solo mese, quello appena passato, siano stati più di cinquemila i morti a causa di attentati terroristici di matrice islamica o azioni individuali come le decapitazioni. Gli attentati sono stati poco più di 650 e in media ogni giorno si è chiuso, a livello globale, con un bilancio di 170 vittime.
Secondo quanto riportato da tutti i più importanti quotidiani nazionali, gli analisti hanno scandagliato a fondo i numeri in loro possesso, arrivando a mettere in luce come gli atti di sangue si siano verificati in 24 Paesi diversi. Tuttavia 8 morti su 10 si sono verificate in un numero minore di Paesi (per la precisione 14) e il triste primato della Nazione dove maggiore è stato lo spargimento di sangue va all’Iraq del post-Saddam, dove in un mese i morti sono stati poco meno di 1.800. Subito dietro il Paese che deve fronteggiare l’avanzata del Califfato sunnita vi è la Nigeria, dove i terroristi di Boko Haram, saliti alla ribalta della cronaca internazionale alcuni mesi fa, hanno provocato in diverse azioni la morte di circa 800 persone. Gli analisti inglesi hanno poi messo l’accento sul fatto che un alto numero di vittime si è registrato anche in Afghanistan, dove le poco meno di 800 vittime hanno portato il Paese ad essere collocato in terza posizione per quanto riguarda questa triste classifica e a sopravanzare di poco la martoriata Siria, dove i morti sono stato poco meno di 700 in soli 30 giorni.

Un altro paragone che fa capire l’entità del massacro che i terroristi islamici sono stati in grado di compiere con le azioni portate a compimento nel mese di Novembre è il fatto che il bilancio delle vittime è lo stesso che si sarebbe verificato con tre attacchi alla metro londinese di eguale entità a quello dell’estate del 2005. Gli analisti del Centro Internazionale per lo studio dell’estremismo e della violenza politica nel loro rapporto hanno posto l’accento sul fatto che tra i più di 5.000 morti la maggior parte era di religione musulmana, che poco più di 2.000 erano civili e che circa 1700 erano invece appartenenti alle forze armate. Un dato molto triste sono le 60 persone decedute negli attacchi e la cui identità è rimasta ignota. Ma il sangue rimasto sui selciati non è solo quello delle vittime, perchè a trovare la morte in questo mese di appena passato sono stati anche i terroristi: il rapporto ha evidenziato che tra gli estremisti islamici rimasti uccisi 4 su 10 erano appartenenti all’Isis, mentre i rimanenti erano tutti affiliati a Boko Haram.

L’ultima parte del rapporto è stata dedicata ai mutamenti che sono avvenuti nelle modalità con cui i terroristi islamici compiono le proprie azioni sanguinarie: se un tempo la tattica prediletta era quella degli attacchi attraverso i kamikaze, oggi le cose sono profondamente cambiate e hanno preso piede le sparatorie, le imboscate o le esecuzioni di massa. Il motivo di questa evoluzione nella strategia del terrore è da ricondurre alla volontà di imporre il proprio potere su determinate zone del medioriente, come dimostra la creazione del Califfato islamico.

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