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#giulezampe! Animalisti contro il pignoramento degli animali

Il pignoramento del proprio animale domestico è una possibilità concreta in quanto, nel nostro ordinamento, nonostante le norme e le tutele in materia di abbandono e maltrattamento, gli animali sono trattati come oggetti passibili di pignoramento.

Una situazione insopportabile per tantissimi animalisti che hanno voluto esprimere il loro dissenso con una petizione via internet.
Per quanto surreale possa sembrare, l’eventualità prospettata dai promotori della raccolta firme non è un’ipotesi astratta, soprattutto a causa della grave crisi economica che ancora attanaglia il nostro Paese: i dati in possesso degli animalisti segnalano un trend preoccupante.

Cani e gatti rischiano di essere messi all’asta proprio come avviene per case,  elettrodomestici, mobili e quadri.
Nonostante i significativi passi avanti in tema di diritti degli animali, permangono, in Italia come all’estero, questioni ancora aperte che denotano un’arretratezza di fondo nel campo della sensibilità verso il mondo degli animali.

Secondo le sopracitate stime dei gruppi animalisti, alla fine del 2014 il pignoramento di animali domestici avrebbe raggiunto la mostruosa cifra di 52000.
Con #giulezampe, la petizione in questione pubblicizzata sul sito change.org, viene chiesto al Parlamento Italiano di porre un freno a questa situazione attraverso norme che tutelino i diritti degli animali.

Chiare in proposito le parole della promotrice, Tessa Gelisio, che chiede che specifiche disposizioni vengano introdotte nel codice civile e penale italiano in modo da adeguarli ai codici di Germania e Austria, nei quali esistono ampie tutele per gli amici a quattro zampe in modo da escluderli dai “beni” sequestrabili e pignorabili da parte dell’autorità giudiziaria.

I promotori presentano questa petizione come una richiesta di adeguamento della legislazione italiana a basilari norme di civiltà; gli stessi si attendono una massiccia partecipazione da parte degli animalisti e di semplici cittadini. Sui forum “di settore” compaiono già critiche aspre alle norme in questione, definite barbare e obsolete.

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