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I soldati italiani tornano in Iraq

Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha dichiarato che l’intervento sul campo dell’Italia era un dovere morale, in quanto in Iraq migliaia di civili innocenti vengono sterminati quotidianamente da miliziani estremisti.

Intanto, cresce l’ansia negli USA e nei suoi alleati, in quanto gli sforzi bellici intrapresi fino ad ora non sono serviti a frenare l’avanzata dell‘Isis, che continua imperterrita. Ecco perché gli alleati si sono riuniti a Washington in questi giorni, mettendo a punto una strategia comune per aiutare i curdi che, dal canto loro, chiedono agli alleati aiuti militari ed economici per sostenere lo sforzo bellico.

L’Italia ha deciso di partecipare inviando quasi 300 tra consiglieri strategici e addestratori militari per potenziare l’esercito curdo, principale argine all’avanzata del califfato. Di contro, molti soldati curdi stanno giungendo nel nostro Paese per fare pratica nell’utilizzo di armamenti che invieremo al fronte (mitragliatrici pesanti, mezzi di spostamento, carri armati, postazioni missilistiche).

Per sostenere le aviazioni inglese e americana, il nostro Governo invierà anche un aereo da rifornimento, per migliorare la logistica dei bombardamenti. Pronti anche due aerei senza pilota di ultima generazione, i “Predator“, addetti a compiti di pattugliamento e monitoraggio della zona di guerra.

Intanto, la strenua difesa di Kobane (città al confine tra Siria e Libano) sembra proseguire per il meglio, visto che buona parte della città è stata riconquistata dopo che le milizie del califfato avevano issato sulla piazza maggiore la bandiera nera dell’Isis. Lo stato islamico dal canto suo continua ad inviare forse attorno a Baghdad, obiettivo di importanza strategica che, secondo fonti attendibili, sarà presto attaccato.

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