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Il boia Jihadi John si scusa con i suoi genitori

È di questi giorni la notizia che sarebbero arrivate le scuse da parte del boia Mohammed Emwazi, ma diversamente da come ci si poteva aspettare, erano indirizzate solo alla sua famiglia per i problemi creati in seguito alla rivelazione della propria identità. Pare infatti che il messaggio sia arrivato alla famiglia tramite un conoscente in comune che vive stabilmente in Medio Oriente, e sia stato recapitato ai genitori nel breve viaggio in Inghilterra che questo amico di famiglia avrebbe fatto. Nello stesso messaggio la stampa britannica evidenza come, secondo indiscrezioni raccolte, Jihadi John non abbia mostrato alcun pentimento per i crimini commessi, ma abbia voluto solo provare a discolparsi alla luce dei propri genitori.

Non è la prima volta che il ragazzo chiama a casa: Jaseem Emwazi, il papà di Mohammed Emwazi, ha raccontato che il figlio, prima di giungere in Siria nel 2013, e diventare uno dei più spietati artefici delle propaganda islamica, abbia chiamato a casa dalla Turchia, sperando di trovare un sostegno nella famiglia, ma il padre del ragazzo pare abbia reagito duramente, augurando al figlio la morte prima del suo arrivo in Siria.

A rivelare questi retroscena Abu Meshaal, giornalista del Telegraph che, in una conversazione con il 51enne padre del boia più famoso della terra, racconta come il signor Emwazi, che oggi lavora in un supermercato come commesso, abbia definito il figlio come un

“animale, terrorista, un cane”.

Parole forti, che non lasciano spazio certamente al perdono per una famiglia che sta subendo il peso di un figlio che difficilmente tornerà sulla retta via: il padre, infatti, ha avuto il permesso di assentarsi dal lavoro, mantenendo però la possibilità di riprendere il suo posto in qualsiasi momento, anche se la vergogna e lo stupore per la vicenda rendono l’uomo quasi inerme.

 

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