Cultura

Il cinema piange il regista portoghese Manoel de Oliveira. Nei suoi 106 anni di vita anche 2 leoni ed una palma d’oro

Lutto nel mondo del cinema; è arrivata nelle ultime ore, infatti, la notizia della morte di Manoel De Oliveira, indiscusso maestro del cinema. Il regista aveva 106 anni e, nel corso della sua lunghissima, carriera aveva usato il mezzo cinematografico per osare.

In particolare, De Oliveira era affascinato dall’uomo, soprattutto dalle sue ossessioni e dai suoi travagli, anche di natura spirituale. Negli ultimi anni di vita aveva espresso i suoi dubbi in merito al futuro della scienza ritenuta, secondo lui, in grado di portare a quella che definiva come “disumanità”. A preoccuparlo era la pericolosità degli stessi studi scientifici, soprattutto di quelli aventi per oggetto la clonazione. Ma non aveva risparmiato anche critiche ai cellulari con i quali, ormai, era possibile anche “girare dei film”.  Il regista era credente in Dio, fede trasmessagli dai genitori cattolici. Il suo rapporto con la fede, comunque, era piuttosto travagliato; aveva dichiarato, infatti, che pur credendo, non aveva la “certezza” nell’esistenza dello stesso Dio.

Trascorsa una giovinezza all’insegna dello sport (dall’atletica all’automobilismo), aveva recitato nel primo lungometraggio portoghese dotato di sonoro. Nel 1931 aveva diretto un documentario, “Douro, al quale ne seguirono altri. Dieci anni dopo girò uno dei suoi numerosi capolavori, “Anikì-Bobo“, convincendosi a seguire la strada del cinema. Dopo essersi trasferito in Germania (dedicandosi anche alla fotografia), girò altri film di successo. Ma è dopo la morte del dittatore Salazar che De Oliveira ha iniziato a sentirsi completamente libero di sperimentare, portando sullo schermo una media di un film l’anno.
La consacrazione avviene negli anni ’90 quando, oltre a girare film, intrattenne il pubblico alle prime, ma anche all’interno di dibattiti. Nella sua carriera ottenne due Leoni D’oro, oltre ad una Palma a Cannes. Nel 2001 ricevette anche il “Premio cattolico Bresson”, conferitogli per l’impegno “morale” che traspare dalle sue opere, che hanno dato un grande contributo al mondo del cinema.
Fu ricevuto anche da “Papa Giovanni Paolo II”, definendo l’invito come un vero e proprio onore. Il regista vedeva nel Papa un uomo che era stato capace, come nessuno prima di lui, di far arrivare la pace il più lontano possibile.

Per quanto riguarda la natura dei suoi film, deve essere segnalata la sua grande capacità di portare all’interno degli stessi le numerose “ascendenze” di tipo letterario e filosofico. Da segnalare la presenza nel film “Viaggio all’inizio del mondo” di Marcello Mastroianni. Proprio De Oliveira lanciò la figlia dello stesso attore italiano (facendola recitare nel film “La Lettera”). Ma sono stati molti anche gli attori francesi che lo ammiravano per il suo lavoro; tra gli altri può essere segnalata Michel Piccoli (che ha partecipato a “Ritorno a casa“). Catherine Deneuve, invece, pur essendo contattata per recitare in “Bella sempre” preferì rinunciare alla sua partecipazione.
Il film era stato concepito come il “seguito ideale” della pellicola di Luis Buñuel, “Bella di giorno“.

Nei film di De Oliveira possono essere indicati come protagonisti elementi come la pittura, la religione, le “nevrosi” che hanno origine all’interno della società borghese e l’importanza che riveste la comunicazione tra le persone. Dopo la tragedia che ha colpito New York l’11 Settembre 2001, il regista aveva girato una pellicola nella quale veniva trattato il tema della diversità di lingue e culture, con i personaggi che si muovevano su di una nave da crociera.
Da sempre critico della televisione e dei film nei quali venivano mostrati delitti e sangue, ha lasciato ai suoi numerosi e fedeli ammiratori un “film-testamento” come “Memorie e confessioni“, che lo stesso regista aveva fortemente voluto fosse reso pubblico solo dopo la sua morte.

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