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India shock: continuano le sterilizzazioni di massa e con esse le morti tra le donne più povere

Sterilizzazioni di massa, che portano ad una strage di donne tra le classi più povere dell’India.

E’ questo il lato oscuro e agghiacciante che emerge per quanto riguarda la lotta alla “crescita demografica” nel paese asiatico, confermato  dalla notizia della morte di 11 donne per setticemia. La campagna antifertilità portata avanti dal governo in uno Stato povero situato al centro dell’India, il Chhattisgarh, ha provocato 11 vittime ed ha contribuito a sollevare nuovamente l’attenzione su questa pratica e sui pro e contro, con particolare riferimento alle condizioni igieniche nelle quali si svolgono questi interventi chirurgici.
La pratica non è nuova in India e già negli anni 70′ fu messa in atto da Indira Gandhi che aveva emesso una legge “di emergenza”, che obbligava alla sterilizzazione tutte le donne appartenenti alle classi più povere. Per la storia dell’India si tratta di un capitolo veramente “buio” e del quale non si vuole parlare, ma che viene prontamente ricordato quando si viene a conoscenza di notizie di questo genere. Alcune stime parlano di circa 4 milioni di sterilizzazioni (migliaia delle quali realizzate anche con l’aiuto economico di paesi stranieri)eseguite tra il 2013 ed il 2014, nella maggior parte dei casi intervenendo sulle donne, da sempre la parte più debole quando si parla di pianificazione familiare. Un numero che può apparire enorme, ma che non lo è se rapportato all’intera popolazione indiana, che raggiunge il numero di 1 miliardo e 200 milioni di persone.

La strage, questa volta,  è avvenuta in un campo sanitario situato a circa 100 chilometri dalla città di Ranpur dove 80 donne sono state sottoposte all’intervento in sole 5 ore, in condizioni sanitarie non adeguate. L’infezione che ha causato le morti è dovuta alla cattiva sterilizzazione degli strumenti usati dai medici, quattro dei quali sono stati sospesi, mentre è partita l’inchiesta. Oltre alle 11 vittime sinora accertate, altre 50 donne sono ricoverate e molte di loro versano in gravi condizioni.
Per incentivare questa campagna il bieco consueto ricorso ad  aiuti economici alle donne, che ricevono infatti un rimborso di 1400 rupie, equivalenti a circa 18 euro, una somma che in quella zona dell’India consente di compare cibo per un mese per una intera famiglia.

 

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