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Jobs act: Renzi sfida i Sindacati, ma le maggiori insidie sono in casa Pd

Il tempo che Matteo Renzi dedicherà alle forze sociali è indice di quale sia lo spirito con cui il Premier si appresta ad affrontarli.

Decidere di concentrare in tre ore gli incontri con i Sindacati confederali, la rappresentanza degli industriali e i sindacati delle forze di polizia, il tutto mentre il Senato affronterà il Jobs Act su cui è stata annunciata l’apposizione della questione di fiducia, fa capire come Renzi si prepari ad una battaglia epocale con l’intenzione di concedere poco o niente ai propri avversari, specie quelli interni al partito.
Per quanto riguarda il rapporto con le forze sindacali, l’annuncio della riapertura della storica “Sala Verde“, quella che storicamente ha ospitato i confronti tra esecutivo e parti sociali, è senza dubbio di natura mediatica, visto che l’incontro ci sarà ma sarà brevissimo, durando solo un’ora. Se è senza dubbio importante da un punto di vista formale il fatto che Renzi abbia aperto un canale di dialogo coi Sindacati, non può certo passare inosservato il fatto che siano molti i dubbi sulla reale utilità di tale mossa, visto quanto breve sarà l’incontro.

Susanna Camusso ha messo subito in chiaro che la CGIL si recherà al tavolo per ascoltare quello che il Governo ha da dire, ma che rimanendo così le cose è chiaro che il Sindacato dovrà fornire risposte forti. Tuttavia dagli ambienti di Palazzo Chigi trapela tranquillità, perchè molti hanno fatto notare come il fatto che i Sindacati abbiamo accettato di presentarsi ad un incontro la cui durata prevista è di soli 60 minuti, sia un chiaro segno della situazione di debolezza delle tre sigle storiche del sindacato nostrano, che:

“In un passato nemmeno troppo lontano si sarebbero rifiutate di incontrare un esecutivo a queste condizioni”.

Insomma, l’incontro coi Sindacati per Renzi non sarebbe altro che un modo per rimarcare il fatto che il Governo andrà avanti senza indugio. Il premier nella serata di ieri, quasi a voler confermare questa volontà, ha confermato di voler andare avanti per rendere concreta l’idea del TFR anticipato in busta paga e l’idea sarebbe quella di proporre alle parti sociali di appoggiare questa idea, conscio del fatto che la CGIL non sembra propensa, mentre Landini è di opinione diversa. Se il match coi Sindacati pare già vinto, molto più difficile è la partita che Renzi si appresta a giocare all’interno del Partito. Fassina, tramite Twitter ha minacciato “conseguenze politiche se il Jobs Act non cambierà” e per capire come i prossimi giorni saranno incandescenti basta pensare al fatto che quando ancora non era stata annunciata l’intenzione di porre la fiducia sul “Jobs Act”, Cesare Damiano aveva bollato come “grave” tale eventualità.

Insomma, per Renzi questa è la fase più importante e difficile da quando è arrivato al Governo e l’approvazione del Jobs Act si avvia a diventare il banco di prova decisivo per la tenuta del Governo oltre che il punto più alto dello scontro tra nuova e vecchia guardia nel PD.

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