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L’attacco degli immigrati agli autobus a Corcolle (Roma) fa scattare la rappresaglia degli italiani

Chi arriva a Corcolle, frazione di Roma, situata appena fuori il GRA, vede un paesaggio molto verde, con tranquillità, pulizia e villette, molte delle quali con giardini.

Negli ultimi giorni il paesaggio di Corcolle è però letteralmente cambiato, a causa di una serie di violenze, nate da un attacco ad un autobus dell’Atac, avvenuto venerdì sera, al quale ne è seguito un altro e poi le rappresaglie.

Il primo episodio ha coinvolto un autobus, la cui autista, Elisa, ha visto un gruppo di circa 40 immigrati che lanciavano sassi e bottiglie contro il mezzo pubblico, reo di essere in ritardo. L’autista è riuscita a scappare a questo primo attacco, ma poi si è ritrovata di nuovo di fronte il gruppo che ha attaccato una seconda volta  il mezzo pubblico, con Elisa che rimaneva per diversi minuti in loro balia, con un grande spavento.

L’attacco si è ripetuto anche sabato sera, sempre alla stessa fermata, anche se in questo caso la violenza del gruppo di immigrati è stata minore di quella del giorno precedente.

Nella giornata di domenica scatta la “rappresaglia“; mentre un gruppo di cittadini sta effettuando una manifestazione, il cui scopo è la richiesta di “sicurezza sulle strade”, qualcosa fa scattare quasi una caccia all’uomo, che si svolge nel quartiere con “rastrellamenti” di persone di colore, e fermi degli autobus, dai quali vengono fatti scendere gli immigrati. Episodi nei quali volano anche pugni, calci e colpi di bastone.

Da parte della popolazione si sentono molte critiche contro i “potenti“, che mandano nelle periferie tutti quelli che “raccattano in mare”, senza poi interessarsene. Ed in molti dichiarano che non si tratta di razzismo ma di voglia di “civiltà“, e che gli extracomunitari sono ormai troppi, e non vengono adeguatamente seguiti, tanto che iniziano a rubare ed anche a spacciare.

Domenica le botte sono state prese da tanti, ed almeno due profughi sono stati portati in ospedale per le cure. Di loro parla Paolo Berti, che dirige il centro di accoglienza, dichiarando che erano appena arrivati e quindi certamente non coinvolti nell’aggressione all’autobus di venerdì. Berti conclude dicendo che erano usciti per una passeggiata, e sfortunatamente si sono trovati nelle mani di una “squadraccia”.

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