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Michael Schumacher: si riaccende la speranza, la moglie riapre il sito ufficiale del pilota

Le condizioni di Michael Schumacher sono in lento ma costante miglioramento ed in occasione del 20esimo anniversario della conquista del primo titolo mondiale dell’esaltante carriera del pilota tedesco, la moglie ha deciso di riaprire il suo sito internet, nel quale c’è anche una sezione dove i suoi numerosi fans potranno lasciargli dei messaggi, come ha invitato a fare anche Sabine Kemh, portavoce del pilota.

Questo è un ulteriore atto d’amore da parte della famiglia nei confronti del pilota a quasi un anno dal gravissimo incidente sugli sci occorso sulle nevi francesi.

Nel sito sono presenti le foto delle vittorie di Michael Schumacher, ad iniziare da quella sul podio di Adelaide, dove il tedesco su Benetton seppe conquistare il suo primo mondiale lasciandosi alle spalle l’inglese Damon Hill. Il primo mondiale di una serie che è arrivata a quota 7, con una carriera che specialmente negli anni trascorsi in Ferrari, è stata eccezionale.

Ora la lotta del campione tedesco non è per una vittoria in pista, ma quella per la vita, alla quale sta lentamente tornando, ed anche in questo caso si nota la sua caparbietà. I progressi di Schumacher sono stati incredibili, con il lungo stato di coma, seguito dal risveglio, e poi le cure, prima in ospedale e poi a casa, assistito da una equipe sanitaria di prim’ordine.

Nel sito appena riaperto c’è anche un bel messaggio della famiglia di Schumacher nel quale si ricorda come siano sempre molti gli auguri che arrivano da parte di fans di tutte le parti del mondo, e si esprime meraviglia per questo affetto immutato. Nello stesso tempo la moglie informa che i progressi continuano e che la famiglia intera ha molta fiducia per ulteriori miglioramenti, sostenuta anche dalla forza dimostrata dai moltissimi ammiratori.

La notizia che il campione tedesco era definitivamente uscito dal coma e che risultava “vigile” era arrivata lo scorso 24 ottobre da parte del medico curante, Jean-Francois Payen, il quale aveva stimato comunque necessario un tempo molto lungo di riabilitazione, ipotizzato da uno a tre anni.

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