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Pugno di ferro del Governo contro il caporalato, ci sarà confisca penale e responsabilità oggettiva

Sono stati presentati nelle ultime ore dal Governo due nuovi emendamenti fondamentali nella storia della legge italiana. Questi riguarderebbero la riforma del Codice Antimafia, e nello specifico il reato di caporalato.

Lo Stato ha deciso di non percorrere la via “tradizionale”, ricorrendo quindi ad un decreto legge, ma ha voluto accelerare i tempi, intervenendo direttamente sul Codice Antimafia in Commissione Giustizia.
I nuovi provvedimenti legislativi infatti prevedono che il fenomeno di caporalato venga trattato nello stesso modo in cui si tratta la mafia, paragonando i due allo stesso livello di gravità. Nello specifico, i nuovi emendamenti stabiliscono la confisca penale obbligatoria e allargata per il reato di caporalato e la responsabilità oggettiva dell’ente che si avvalga dell’intermediazione dei caporali.

Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha dichiarato di essere fiero del lavoro svolto sulla riforma del Codice Antimafia, soprattutto in merito alla lotta del Governo contro un fenomeno di un’altra epoca che stava tornando prepotentemente d’attualità.
Positivi anche i commenti di Davide Mattielo, esponente del Partito Democratico e relatore per la maggioranza di questa riforma del Codice Antimafia:

“Gli emendamenti presentati dal Governo sono in sintonia con quello che io stesso avevo già presentato. Sono molto soddisfatto e spero che i voti confermino questo indirizzo intrapreso. Il caporalato non è una emergenza, piuttosto è un dato strutturale del lavoro bracciantile in molte zone del nostro Paese. Il caporalato è soltanto la punta di un iceberg che presuppone una organizzazione criminale ampia, efficiente e spietata: giusto quindi contrastare questo fenomeno sempre più attraverso i medesimi strumenti con i quali si contrastano le organizzazioni criminali di stampo mafioso”.

Lo stesso premier italiano, Matteo Renzi, si è espresso nei giorni passati sul fenomeno del caporalato:

“Non possiamo stare a guardare. Vorremmo evitare un decreto legge, ma si sta ragionando su una misura”.

Anche Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, ha dichiarato che il lavoro nero e il caporalato sono fenomeni di illegalità da sconfiggere, delle vere e proprie piaghe sociali da sradicare.

Da ricordare a questo proposito la morte di alcuni lavoratori, avvenuta questa estate, come Arcangelo De Marco, morto dopo aver avuto un malore nelle campagne della provincia di Matera, e Paola Clemente, deceduta ad Andria (BA), entrambi braccianti agricoli.

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