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Terra dei fuochi: è ancora emergenza, bonificato solo lo 0,2% dei siti incriminati

La Terra dei Fuochi, ovvero, la zona compresa tra Napoli e Caserta, è considerata ancora un’area pericolosa e ad alto rischio di inquinamento. Secondo il recente rapporto stilato da Legambiente, questo territorio è ancora potenzialmente nocivo per la salute dei residenti. Anche dopo il decreto N.136/2013, convertito in legge nel Febbraio dello scorso anno, la situazione è rimasta quasi del tutto invariata almeno da quanto si evince dopo aver verificato la (mancata) messa in atto dei numerosi progetti e degli interventi previsti, che avevano come scopo la bonifica delle aree interessate. Legambiente ha verificato anche tutte le informazioni riguardo l’epidemie provocate dall’inquinamento di questo territorio, scoprendo che la condizione non ha subito significativi miglioramenti e che il tasso di mortalità è ancora elevato.

Molti ricorderanno come il decreto che ha coinvolto la Terra dei Fuochi era stato emanato e convertito, in tempi record, in legge per risolvere rapidamente la situazione delle regioni a rischio. Purtroppo, però, il provvedimento governativo non è servito a molto, visto il responso di un’analisi che parla di dati ancora allarmanti.
Il decreto, ad esempio, prevedeva indagini approfondite su alcuni siti che risultavano altamente rischiosi. In un anno sono stati passati al vaglio 51 siti che comprendono oltre 60 ettari di terreno, ma i risultati delle verifiche, per il momento, sono ancora sconosciuti, nonostante dovessero essere resi noti almeno otto mesi fa.
Nel rapporto, inoltre, si legge che alcune aree dichiarate potenzialmente inquinanti non sono state ancora passate al vaglio e analizzate. Si tratta di ben 1.335 siti che si estendono per una superficie di circa 906 ettari di terreno, ad oggi, totalmente ignorati dalle autorità.

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Dopo i recenti interventi, sono stati condivisi soltanto alcuni dati parziali e tutte le opere di bonifica e gli altri lavori previsti dalla legge, che dovevano terminare entro il mese di Ottobre dello scorso anno, hanno visto l’inizio solo da qualche settimana.
La situazione, quindi, appare molto diversa da quella ottimisticamente descritta dal Governo che, invece, tende a rassicurare i cittadini casertani e napoletani con i pochi, non sufficienti, elementi raccolti dalla data di entrata in vigore della legge.
La questione più rilevante, portata alla luce dal rapporto stilato da Legambiente, riguarda ancora l’indice di mortalità e di ricoveri per malattia che vedono coinvolti i residenti delle zone a rischio. In particolare l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso dei nuovi dati confermando che almeno in 55 Comuni facenti parte della Terra dei Fuochi esiste un tasso di mortalità e di ricovero molto elevato riconducibile a fattori inquinanti dovuti allo smaltimento di rifiuti pericolosi e alla loro combustione. Questo dimostra come lo smaltimento illegale di questi rifiuti, sia pericolosi che urbani, sono a tutt’oggi ancora causa di gravi patologie e conseguenti decessi.
Dal rapporto emerge che nel solo 2014 sono 2.531 i siti in cui vengono smaltiti ogni giorno gli scarti tossici come gomme, pellame e plastiche e rifiuti solidi urbani, contro i 3.984 siti che invece erano stati registrati nel 2012. I dati mostrano quindi una diminuzione delle aree pericolose e a rischio, comunque, ancora troppe e ancora altamente dannose per la salute dei cittadini. Un dato, quindi, che non è assolutamente confortante nè per l’Italia nè per i residenti campani.

Per quanto riguarda le opere di bonifica previste dal decreto, Legambiente sottolinea che sugli oltre 2.000 siti ritenuti inquinanti, solo una piccolissima parte ovvero lo 0,2% è stata bonificata o oggetto di bonifica in corso, mentre solo il 21,5% è stato, al momento,  oggetto di analisi, pur non contemplando alcun tipo di intervento. In ultimo, il dato più sconfortante è quello riferito alle zone non ancora bonificate nè analizzate che rappresentano il 74% dei siti presi in considerazione…e intanto la gente continua a morire….

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(Credits by Legambiente)

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