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Tigri, coccodrilli e serpenti, gli strumenti della nuova camorra per richiedere il pizzo

Coccodrilli, scimmie, serpenti e tigri, questi sono gli animali che la Guardia Forestale ha sequestrato presso le ville dei boss camorristici della Campania e che venivano utilizzati per minacciare tutti i commercianti e gli imprenditori che non volevano pagare le rate del pizzo o che le pagavano in ritardo.

A Orta di Atella, comune del casertano, i boss camorristici portavano il commerciante ribelle al cospetto di un coccodrillo, minacciandolo di darlo in pasto all’alligatore se non sborsava i soldi richiesti. Questo avveniva nel 2009, ma il fenomeno era già presente negli anni ’80, quando a Forcella il Clan Giuliano deteneva leoni e tigri.
Da allora sono tanti gli episodi analoghi che si sono registrati in questi anni. Nell’avellinese, un boss deteneva due macachi in una piccola gabbia che veniva posizionata al centro della sala dove incontrava i suoi affiliati. Anche i serpenti ultimamente sono usati come armi di minaccia: pitoni, boa e anaconde venivano lasciate sui sedili delle auto delle vittime o lanciate dal finestrino mentre la vettura era in corsa.
Questi animali esotici e letali non servono solo a spaventare i poveri commercianti, ma anche ad ostentare la potenza dei boss camorristici che con tigri, serpenti e scimmie dimostrano la loro onnipotenza.

Per far arrivare in Italia animali di questo genere, il rischio che si corre è molto alto, così come il costo di importazione che arriva anche a 30 mila euro per una tigre siberiana.

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