Italia

Tragedia del ponte Morandi: i tiranti erano corrosi

Il 14 Agosto scorso è stata una giornata che ha lasciato il segno a Genova e non solo.
Alle ore 11:36, una sezione di 200 metri del Viadotto del Polcevera dell’A10 (conosciuto come Ponte Morandi) è crollata. Sul ponte, al momento del crollo vi erano 35 autovetture e tre camion.  Il bilancio di questo terribile evento è stato tragico:  43 vittime e oltre 500 sfollati.

Sono trascorsi 4 mesi e ad oggi sono stati depositati due documenti cruciali: si tratta del report redatto dagli specialisti dell’Empa di Dubendorf, uno dei centri d’eccellenza che si occupa dello studio dei materiali, guidato da Gabor Piskotyi.
L’altro documento invece rappresenta i reperti arrivati in Liguria ed esaminati dai periti del Tribunale.
Il caso è stato studiato anche da un ricercatore esperto di cemento, Roman Loser, e uno specializzato nella corrosione dei metalli, Ulrik Hans.

L’inchiesta aperta sulla strage ha come protagonisti 21 indagati, fra dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia, del ministero delle Infrastrutture. Sono tutti accusati di omicidio colposo e stradale, disastro ed attentato alla sicurezza dei trasporti.

I controlli che sono stati effettuati hanno affermato che il ponte versava in condizioni critiche, dovute a manutenzioni carenti.

Colpa dei tiranti corrosi– hanno affermato gli svizzeri.

Il pericolo era stato segnalato per anni dai collaboratori e dai tecnici del concessionario, oltre che dal progettista Riccardo Morandi in persona con un dossier del 1981.

Il report dell’Empa dovrà essere studiato dai periti incaricati dalla Procura, per vedere se ciò che è stato affermato corrisponda alla verità. Intanto gli esperti scelti dal giudice hanno chiesto una proroga, per cui i risultati si potranno avere fra un mese.

Nel frattempo si pensa ad una possibile demolizione del ponte con l’utilizzo di esplosivo, ma Autostrade fa opposizione. La società invece desidera rimuovere il tutto ed avviare al più presto una nuova ricostruzione.