Cultura

A Napoli di scena una mostra su Pompei e su quanto il suo ritrovamento influenzerà l’Europa

Qualche giorno fa, all’interno del Salone della Meridiana del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è stata inaugurata una delle più complete e interessanti mostre su Pompei mai allestite prima.

Intitolata “Pompei e l’Europa 1748-1943“, la mostra lo scorso 25 Maggio è stata visitata dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che ne ha sottolineato lo straordinario valore culturale. Vero e proprio itinerario nel cuore pulsante della grande Storia e della civiltà europea del diciannovesimo e del ventesimo secolo, la mostra su Pompei testimonia l’incredibile impatto che la scoperta dei resti della città campana ebbe su tutta la cultura del vecchio continente, soprattutto su arti quali la pittura, la scultura e non da ultimo l’architettura.
I resti dell’abitato tradito dal destino vennero scoperti nel 1748, un anno prima di Stabia; Ercolano, invece, era stata ritrovata esattamente dieci anni prima, nel 1738. Fu l’inizio di quasi due secoli di nuovi passioni e interessi culturali, di un rinnovato interesse per la storia, soprattutto quella legata al territorio, e per la conservazione degli antichi patrimoni archeologici italiani che tanto fervore suscitavano negli studiosi e negli esperti internazionali.
Attraverso questa mostra tanto attesa, uno dei più grandi musei archeologici al mondo, quello di Napoli, omaggia doverosamente la cittadina campana che ancora oggi è meta privilegiata del pellegrinaggio culturale proveniente da tutto il Mondo, e che rivedendo la luce dopo secoli riuscì a modificare radicalmente il gusto estetico della società settecentesca, contribuendo in maniera decisiva al formarsi della cultura classica europea.

Ad allestire la mostra è stato l’architetto Francesco Venezia; e proprio il punto di vista architettonico rappresenta l’angolazione privilegiata da cui la mostra osserva l’Europa post-Pompei con la sua concezione profondamente cambiata della progettazione e della costruzione degli edifici. Basti pensare che la città seppellita dalla furia del Vesuvio era una delle mete obbligatorie prima del Gran Tour, poi della formazione accademica di tutti gli artisti e gli architetti degli inizi del Novecento, che videro tra loro personalità di spicco quali Le Corbusier e Picasso.
Lo scorso 25 Maggio, dopo l’inaugurazione dell’esposizione dei calchi nell’anfiteatro degli scavi di Pompei, il Ministro dei Beni Culturali Franceschini si è recato alla mostra e ne è stato così colpito da divulgare subito tramite social network alcune delle più importanti opere esposte: tra esse, la tela “Le due bagnanti di corsa” di Picasso. Tra le altre meraviglie che è possibile ammirare visitando la mostra – che è aperta tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 19.30, fatta eccezione per il martedì – ci sono quelle che riguardano Iside, divinità egiziana alla quale Pompei aveva dedicato il tempio isiaco, poi distrutto dalla furia del vulcano, di cui è rimasto solo il plastico di Madreperla che si trova presso il Museo di Capodimonte. Iside era così cara agli abitanti di Pompei, da colpire la fantasia di molti visitatori, tra cui Mozart. Il compositore austriaco giovanissimo, aveva già visitato Pompei per ben due volte; e furono proprio le impressioni vivide e le suggestioni di quelle due visite a ispirare le scenografie del Flauto Magico quando l’opera fu rappresentata per la prima volta a Vienna, nel 1791.
Tra affreschi, quadri, sculture, reperti, porcellane, stampe e fotografie d’epoca, la mostra su Pompei è arte a tutto tondo, imperdibile per gli appassionati.

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