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Cassazione, Melania Rea uccisa in un impeto d’ira

Importanti novità sul caso Parolisi che a lungo è stato discusso e analizzato. L’uomo, in carcere dall’Agosto del 2011 per l’omicidio della moglie Melania Rea, era stato iscritto dapprima nel registro degli indagati, poi accusato di omicidio e condannato a scontare l’ergastolo, pena che in seguito è stata mutata in trent’anni di reclusione dalla sentenza di secondo grado emessa il 30 Settembre del 2013.

Oggi la Cassazione ha depositato le motivazioni per la condanna di Salvatore Parolisi per l’omicidio di Melania Rea avvenuto a Civitella del Tronto il 18 aprile del 2011. L’uomo, secondo quanto scritto dalla Cassazione, ha ucciso la moglie, allora ventinovenne, durante un’esplosione d’ira al culmine di un litigio tra i due coniugi, nato intorno alla conclamata infedeltà coniugale di Parolisi.

La donna è stata vittima di un vero e proprio massacro compiuto dal marito che le ha inferto trentasei coltellate, elemento che indica chiaramente che si sia trattato di un dolo d’impeto finalizzato a uccidere e non di un omicidio premeditato. La morte di Melania è avvenuta quindi, sempre secondo i giudici, in termini di occasionalità e la mera reiterazione dei colpi non può essere ritenuta un’aggravante di colpa.

Non è dunque da escludere un ricalcolo della pena per l’ex militare del 235° Reggimento Piceno. Il caso ora ritornerà alla Corte d’Assise d’Appello.

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