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Da Hamas un avvertimento all’Italia: un intervento in Libia verrebbe considerato come una nuova “crociata”

Salah Bardawil, uno dei dirigenti di Hamas, ha espresso la posizione del suo movimento riguardo alla situazione libica dichiarando che eventuali ingerenze, ed azioni militari da parte di paesi stranieri, tra cui anche l’Italia, verrebbe considerata alla stregua di una nuova “Crociata” contro i paesi musulmani, ed arabi in generale.

Bardawil ha anche voluto ricordare come lo stessa opposizione era stata fatta al momento degli interventi da parte di paesi stranieri in Iraq, e rinnova quindi l’appello da parte di Hamas ad evitare azioni simili. Bardawil ha parlato anche della decapitazione dei 21 egiziani copti da parte dei miliziani dell’Isis, condannando l’azione, in quanto Hamas è nettamente contrario all’uccisione della persone prendendo come pretesto la loro appartenenza a gruppi politici, religiosi od intellettuali.

Intanto, la recrudescenza della situazione a Tripoli ha costretto l’Italia alla chiusura della sua ambasciata in Libia, che era l’unica tra quelle dei paesi europei ad essere rimasta aperta, dopo che nello scorso agosto si era registrata la grande fuga dalla città libica. La motivazione della chiusura, secondo quanto ha detto il ministro degli Esteri italiano, Gentiloni, va ricercata proprio nell’aumentare delle violenze. Lo stesso Gentiloni, è stato definito dall’Isis, “ministro crociato”.

La chiusura dell’ambasciata non frena comunque il lavoro che il nostro Paese sta svolgendo all’interno del gruppo internazionale che sta cercando di trovare una soluzione per la crisi libica con la contrapposizione al terrorismo e la creazione di uno stato unitario. Nella giornata di domani è prevista una relazione di Gentiloni al Parlamento, che prelude ad un dibattito tra le varie forze politiche in merito ad una eventuale partecipazione del nostro Paese ad un intervento portato avanti nell’ambito delle Nazioni Unite.

Il Ministero degli Esteri, già a partire dallo scorso primo febbraio aveva rivolto un invito ai nostri connazionali presenti in Libia a rimpatriare, e dopo le prime partenze, avvenute proprio negli ultimi giorni, non ne sono escluse delle altre. Un altro segnale allarmante dell’inasprimento della situazione è dato dal fatto che una imbarcazione con a bordo degli scafisti ha aperto il fuoco contro un’imbarcazione della Guardia Costiera, che si trovava in quel momento impegnata in una operazione di soccorso di fronte alla costa libica a circa 50 miglia di distanza da Tripoli.

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