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Epic fail degli 007 francesi, imboscata a 3 presunti terroristi ma sbagliano aeroporto

Dopo aver annunciato l’avvenuto arresto di 3 sospetti membri della jihad islamica, il Ministero dell’Interno francese ha dovuto fare i conti con una figuraccia che ha fatto rapidamente il giro del Mondo.

Imad Jjebali, Gael Maurize e Abdelouahab El Baghdadi (tra questi anche il compagno di Mohamed Merah, fuggita con i figli per entrare nella jihas siriana e sorella del famigerato «killer di Tolosa», colui che 2 anni orsono uccise 7 innocenti, fra cui 3 tambini, in una scuola ebraica) tutti di origine francese, sono stati fatti imbarcare all’aeroporto di Istanbul diretti a Parigi ma, mentre erano attesi proprio nella Capitale francese, sono sbarcati tranquillamente a Marsiglia.
Sembra che quanto successo sia dovuto al rifiuto del pilota dell’aereo diretto a Parigi di caricare a bordo i sospetti terroristi, costringendoli a prendere un altro volo con destinazione fissata, appunto, nella città francese di Marsiglia. A complicare la situazione il fatto che i legali dei 3 sospetti hanno dichiarato alla stampa che i loro clienti, pur essendo a completa disposizione della autorità, ufficialmente risultano degli uomini liberi; a confermarlo sarebbe lo sbarco, avvenuto senza che nessuno abbia provveduto a cercare qualche forma di custodia nei loro confronti.
La loro detenzione in Turchia era dovuta solamente, infatti, a problemi con il diritto di soggiorno; niente a che vedere con questioni legate ad azioni terroristiche. A confermare le voci è anche Pierre Dunac, che ha affermato di aver visto i sospetti viaggiare utilizzando il loro passaporto, senza che, all’arrivo, qualcuno si preoccupasse di fermarli e di valutare la loro posizione.

Le autorità francesi non hanno , per ora, voluto rispondere alle accuse lanciate dai legali, anche se annunciare un arresto prima di averlo effettivamente compiuto ha portato ad una situazione grottesca che, si spera, venga risolta al più presto e con meno clamore possibile.
Iniziare in questo modo la lotta all‘Isis non rappresenterebbe, infatti, una buona pubblicità

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