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Grecia: 5 giorni per evitare il default, ma Ue e Tsipras parlano lingue diverse

Il caso della Grecia è sempre al centro delle notizie per quanto riguarda il possibile fallimento del paese ellenico dopo il “no” che è uscito dalle urne come risultato del referendum indetto da Tsipras.
Dopo questo risultato i rappresentati dell’Eurozona hanno accettato di sedersi nuovamente al tavolo delle trattative con il premier greco, ma ora i tempi si fanno sempre più stretti e da parte dei Governi europei è palpabile la sensazione di una fiducia che sta diminuendo mentre aumenta il sospetto, e si preme quindi per decisioni rapide, possibilmente entro i prossimi 5 giorni.

Nessuno vuole essere il responsabile dell’uscita della Grecia dalla zona Euro, ma nello stesso tempo non si vogliono fare troppe “concessioni” al premier greco, che ancora una volta si presenta al tavolo delle trattative senza un piano concreto, strutturato e realizzabile, ma punta tutto su un altro prestito, definito “ponte” dell’importo di 7 miliardi di euro, che serva a portare il suo Paese fino a fine luglio saldando i debiti scaduti con la Bce ed il Fmi, per poi aprire ulteriori negoziazioni su un nuovo programma.
Una richiesta che non sta trovando alcun accoglimento da parte dei paesi dell’Eurozona, compatti nel porre  una scadenza definitiva per presentare nuove proposte di riforme da applicare immediatamente, proposte che poi saranno vagliate sia dai creditori che da i componenti dell’Eurosummit domenica prossima. Oltre all’Eurosummit programmato tra i 19, è in programma un altro, allargato questa volta a tutti i 28 paesi dell’UE, compresi quindi anche quelli che sono fuori dalla zona euro, perché il problema di una eventuale uscita della Grecia potrebbe avere ripercussioni su tutte le realtà continentali.

C’è inoltre da affrontare il problema degli eventuali aiuti umanitari nei confronti della cittadinanza greca nell’eventualità di un default che comporterà anche il collasso delle banche greche, che solo fino a domenica verranno sostenute da parte della Bce. Questo punto è stato ribadito anche da Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo, il quale ha dichiarato:

“Non ho mai parlato di scadenze, ma oggi dico che abbiamo solo cinque giorni per trovare l’accordo finale, tutti hanno responsabilità di trovare una soluzione”,

aggiungendo che le conseguenze di un mancato accordo potrebbero rappresentare il “fallimento della Grecia e delle sue banche“.

Ad uno Tsipras che dopo il referendum ha visto rafforzarsi la propria posizione in Patria, ha risposto la cancelliera tedesca Merkel, secondo la quale:

La libertà di manovra degli altri 18 Stati membri si è ridotta”.

In parole povere secondo la più alta carica tedesca non si può continuare a dare credito e soprattutto concedere tempo ad un Capo di governo che, convocando a sorpresa il referendum, ha di fatto “tradito” la loro fiducia.

Sul clima che si respira dopo il risultato del referendum si è espresso anche Matteo Renzi, il quale ha dichiarato che:

” Il clima non mi pare sia migliorato dopo il referendum”,

basandosi sulla maggiore rigidezza di alcuni colleghi rispetto alle volte precedenti.

Alla fine comunque non si potrà passare attraverso una soluzione “tampone” come vuole la Grecia, ma si dovrà immediatamente definire una prospettiva a lungo termine, partendo proprio dalla riforme, sempre richieste dall’Eurogruppo e rinviate per anni dalla politica greca. Solo dopo un accordo di “lungo termine”, si potranno trovare delle soluzioni per il “breve termine” che alleggeriscano la pressione sulla Grecia.
Parlando del caso Grecia, Jean Claude Juncker, presidente della Commissione, ha detto:

“Domenica ci sarà la decisione finale e non posso escludere alcuna ipotesi”,

ed ha poi spiegato che nell’ambito della Commissione stessa sono stati preparati tre scenari, comprendendo anche quello dell’uscita della Grecia, che naturalmente non è quello preferito. Gli altri due scenari possibili sono quelli di un accordo, o di un piano di aiuti umanitario. La questione del possibile default greco e della sua uscita dall’euro è tenuta in costante considerazione anche dagli Usa con Obama che ha parlato sia con Tsipras che con la Merkel ribadendo che la posizione americana è quella di una Grecia all’interno dell’Eurozona.

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