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Isis: truppe iraqene e siriane alla riconquista di Palmira e Ramadi

Le città di Palmira in Siria e di Ramadi, in Iraq, da qualche ora in mano alle forze dell’Isis, potrebbero essere nuovamente liberate con una serie di attacchi di terra che sono in preparazione sia da parte dell’esercito siriano, che da parte di quello iracheno; il tutto mentre le forze dell’aviazione continuano sulle due zone i raid aerei da parte delle forze della coalizione.

La notizia è stata fatta filtrare da alcune fonti locali, ed è stata immediatamente rilanciata dai media statunitensi; l’esercito di Damasco starebbe al momento riorganizzandosi nella zona di Palmira, e la controffensiva contro le forze dell’Isis che hanno occupato la città sarebbe imminente, anche perché le notizie che arrivano da Palmira parlano di esecuzioni di massa eseguite dai miliziani dell’Isis, esecuzioni nelle quali sarebbero coinvolti anche dei bambini.
Per cercare di riprendere il controllo di Palmira le truppe dell’esercito regolare siriano dovrebbero avere anche il sostegno delle milizie libanesi di Hezbollah che ha garantito al presidente siriano Assad un maggiore aiuto rispetto a quanto accaduto sino a questo momento. Anche sul fronte iracheno si sta preparando una controffensiva di terra anti-Isis, in questo caso per liberare la città di Ramadi. L’esercito di Baghdad ha radunato le sue truppe ad una distanza di circa 25 chilometri dalla città, che come Palmira è uno dei luoghi simbolo che l’Isis intende distruggere; l’obiettivo delle forze regolari irachene è quello di riconquistare nel giro di pochi giorni la città, che si è letteralmente svuotata, con la fuga, secondo le notizie frammentarie che arrivano, di circa 55 mila persone. Mentre si attende l’inizio dell’offensiva via terra, continuano le azioni mirate dell’aviazione della coalizione con a capo gli Stati Uniti, che oltre agli obiettivi in territorio iracheno, in questi ultimi giorni si sono rivolte anche verso obiettivi in territorio siriano. Tra sabato e domenica scorsi le forze aeree della coalizione hanno effettuato 18 distinti bombardamenti in Siria e 17 in Iraq; in Siria sono state colpite le roccaforti dell’Isis ed in particolare la zona di Hasakah, che si trova nella parte nordest del paese mediorientale. I bombardamenti sono stati effettuati in particolare contro postazioni di combattimento dell’Isis, e contro i veicoli militari, per limitare le possibilità di movimento dei miliziani.

In Iraq i raid aerei hanno interessato sia la zona di Ramadi che quella di Mosul. Mentre sul campo e nei cieli si continua a combattere, arrivano anche della critiche che sono state espresse dal Pentagono, ed in particolare dal generale Ash Carter, verso le forze irachene che sono state accusate di aver lasciato conquistare troppo facilmente Ramadi ai jihadisti, senza difendere la città con la giusta determinazione. Parole che sono state respinte al mittente sia dal governo di Baghdad che da quello di Teheran. Un portavoce del governo iracheno ha riferito che l’amministrazione statunitense si è basata su informazioni errate, ma non ha potuto negare che l’esercito dell’Iraq si sia ritirato da Ramadi nonostante avesse ricevuto chiari ordini contrari. Per questo, sottolinea il portavoce del governo, si sta cercando di chiarire le motivazioni con un’inchiesta e se risulteranno dei colpevoli saranno adeguatamente puniti. Intanto da parte degli USA si sta valutando anche l’opportunità di un cambio di strategia contro i miliziani dell’Isis, e la guida dell’azione diplomatica è stata messa nelle mani di Joe Biden. Il vicepresidente Usa ha avuto una conversazione telefonica con il premier iracheno e gli ha ribadito il pieno sostegno nella lotta contro l’Isis, sottolineando come le forze dell’esercito iracheno negli ultimi 18 mesi abbiano dimostrato enorme coraggio e spirito di sacrificio nella lotta contro i miliziani.

 

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