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La Corte dei Conti boccia il fisco italiano: troppa sperequazione, da dipendenti e pensionati l’81,2% dell’Irpef

Dai giudici della Corte dei Conti è arrivata una vera e propria “tirata d’orecchie” nei confronti del sistema fiscale italiano e quindi, indirettamente, nei confronti delle politiche tributarie ed economiche dei Governi che si sono succeduti nell’ultimo quarantennio. I magistrati contabili hanno, infatti, fatto presente come la normativa fiscale italiana, nel suo insieme, abbia finito per creare uno squilibrio che non ha nessun tipo di giustificazione giuridica tra il livello di contribuzione derivante da lavoro dipendente (e successivamente dalla pensione) e quello derivante dal lavoro autonomo, come testimoniato dal dato sconfortante di un Irpef pagata per ben l’81,2% dai primi.

I giudici hanno poi stigmatizzato l’utilizzo continuo dei condoni fiscali e il fatto che i controllinon siano efficaci come sarebbe necessario, vista l’evasione fiscale assai diffusa, arrivando ad affermare che i contribuenti che fanno in modo di essere sempre in regola con il pagamento dei tributi sono da considerarsi ormai come degli autolesionisti. Tale desolante panoramica, che la Corte dei Conti ha effettuato all’interno del documento con cui ha espresso il proprio parere sugli effetti della lotta all’evasione fiscale, è stata completata dal rilevamento di come la normativa in ambito fiscale risulti essere una normativa tutt’altro che lineare e rispondente ad una strategia precisa. I Giudici hanno infatti messo l’accento sul fatto che la normativa di questo settore risulta essere poco coordinata e troppe volte creata per fronteggiare situazioni particolari e non studiata per risolvere il problema dell’evasione fiscale nel medio-lungo periodo.

Il Segretario della CIGL, Susanna Camusso, commentando la relazione dei giudici contabili, ha affermato che quella esistente nel nostro Paese è ormai definibile come una sorta di progressività “al contrario”, visto che il dato che emerge dalla relazione è che quasi l’80% del gettito Irpef arriva dal prelievo nei confronti di lavoratori dipendenti o che sono in pensione. Susanna Camusso ha messo l’accento su come priorità del Governo debba essere la lotta contro l’evasione fiscale, dalla quale ricavare i fondi necessari per rilanciare l’occupazione. Quindi ha puntato il dito contro i lavoratori autonomi, i quali a suo dire si ritroverebbero doppiamente avvantaggiati, perché non devono fronteggiare la medesima pressione fiscale che attanaglia i lavoratori dipendenti e possono usufruire di servizi sociali loro concessi sulla base del reddito dichiarato.

Ora si attende la replica dell’Esecutivo il quale è stato indirettamente chiamato in causa dalla relazione dei giudici contabili, visto che a Palazzo Madama è in corso il dibattito sul disegno di legge che se approvato renderebbe possibile il rientro di capitali nel nostro Paese senza alcun rischio di subire un procedimento penale per aver ingannato il fisco. Tuttavia, al di là delle polemiche che sicuramente questa relazione innescherà, rimane certo il fatto che, come confermano spesso gli analisti finanziari, la pressione fiscale in Italia continui ad essere tra le più alte al mondo.

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