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La saga Brexit continua: il fratello di Boris Johnson lascia i Tory

Boris Johnson, il premier Tory, ha espresso durissime parole contro Jeremy Corbyn, capo dell’opposizione laburista.
Johnson critica la decisione di non convocare elezioni anticipate definendola un “insulto codardo alla democrazia”.
Il governo Tory, nonostante le ritrosie del partito laburista, è tornato alla carica. Boris Johnson ha annunciato infatti un nuovo voto alla Camera dei Comuni per convocare le urne dopo il totale fallimento della prima mozione per votare il 15 ottobre. Jacob Rees-Mogg, ministro dei rapporti con il Parlamento, ha fissato lunedì 9 settembre come data per presentare la nuova mozione e l’ha già reso noto anche ai ministri.
Il clima di tensione generale sembra avere creato una netta rottura anche nella famiglia Johnson.
Il fratello minore del premier Tory, Jo Johnson, ha annunciato le dimissioni dal ruolo di viceministro, che aveva accettato dopo l’arrivo del fratello a Downing Street. Ma il minore dei Johnson non si è fermato qui, in disaccordo sul no deal – deal con Bruxelles ha deciso di uscire anche dal gruppo dei Tory nella Camera dei Comuni.
Non è però la prima volta che si dimette, visto che anche durante il governo di Theresa May aveva annunciato la scelta di lasciare la politica perché diviso tra la famiglia e l’interesse per la nazione.
Intanto la Camera dei Comuni ha approvato un nuovo testo anti-no deal per il rinvio della Brexit fissato ora il 31 ottobre. 327 deputati favorevoli contro 299 contrari hanno così sancito la sconfitta di fatto di Boris Johnson.
Oggi la legge sarà esaminata alla Camera dei Lord.
La reazione di Johnson è stata quella di presentare la mozione per le elezioni anticipate. Nel fare questa mossa, Johnson ha ribadito di non voler lasciare la scelta su quando uscire dall’UE alle istituzione europee. Boris Johnson ha anche ribadito che il voto serve a capire chi sia il legittimo titolare delle negoziazioni, o lui o il leader laburista Corbyn. 298 favorevoli contro 56 contrari si sono detti favorevoli a rifiutare la fiducia esprimendo la necessità che le elezioni vadano organizzate solo successivamente alla scadenza del 31 ottobre.
Di fronte però al rifiuto totale di Johnson si può dire che l’Inghilterra sia in una vera e propria situazione di stallo.