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Omicidio Pordenone: è caccia a un killer spietato

Siamo forse di fronte ad una terribile svolta per il duplice omicidio dei fidanzati uccisi con alcuni colpi di pistola nel parcheggio di una palestra di Pordenone.

Prima l’ipotesi di un delitto passionale, poi la conseguenza di una rissa provocata forse da due albanesi, infine l’esecuzione di un vero e proprio killer professionista.
Sono molteplici le piste seguite dagli inquirenti che indagano sul passato di Trifone Ragone e Teresa Costanza per individuare, tra le conoscenze dei ragazzi, possibili nemici e possibili moventi.

L’efferatezza con cui è stato compiuto il delitto fa pensare ad un vero e proprio regolamento di conti: gli investigatori cominciano a pensare che la vita di questa coppia fosse in realtà assai più complessa e misteriosa di quanto apparisse.
Secondo le indagini, dietro quella pistola calibro 7.65, si nasconde la mano di un freddo professionista che non ha esitato nemmeno un istante per freddare con pochi colpi i due fidanzati. Precisione, esperienza e spietatezza avrebbero guidato la mano dell’assassino a compiere l’esecuzione nel parcheggio della palestra dove i due ragazzi sono stati ritrovati.
Si tratterebbe di un killer che sa bene come muoversi, conosce la zona dato che ha saputo dileguarsi immediatamente dalla scena del delitto; ha avuto pochi secondi per agire e non ha perso tempo: i cinque proiettili hanno raggiunto in maniera precisa i due bersagli che, probabilmente, non hanno nemmeno avuto il tempo di reagire.

Gli inquirenti spiegano che si potrebbe anche trattare di una donna, qualcuno che ha un’ottima dimestichezza con le armi. Non si esclude nessuna pista nell’omicidio di Trifone e Costanza. Conoscenze, locali frequentati, tabulati telefonici sono passati al setaccio e si cercano testimoni che possano raccontare gli ultimi movimenti della coppia.

Le indagini proseguono e si concentrano ora sulle tracce biologiche trovate sulla carrozzeria della Suzuki e all’interno della stessa autovettura. Le tracce potrebbero appartenere all’assassino che, nonostante la sua determinatezza e la sua capacità di autocontrollo, potrebbe aver commesso qualche errore.

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