Curiosità

Pizza: fiume di firme per chiedere all’Unesco che diventi Patrimonio dell’Umanità

È stata infatti indetta una petizione, lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde ed ex leader del partito politico dei Verdi.

Pubblicata su Change.org, la raccolta firme è stata accolta da oltre 200 mila persone. L’obiettivo di tale petizione è fare in modo che la pizza venga scelta come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. E la richiesta è stata inoltrata direttamente alla Commisione Italiana della nota organizzazione umanitaria. Sono in tanti i personaggi di qualsiasi estrazione sociale e culturale che hanno scelto di portare avanti questa iniziativa. In primis, alcuni ministri del Governo Renzi, come Maurizio Martina (Politiche Agricole), Gianluca Galletti (Ambiente) e Stefania Giannini (Istruzione). Numerosi anche i vip che hanno firmato a favore della causa, tra i quali Luciana Littizzetto, Ilary Blasi, Renzo Arbore, Eugenio Bennato, Giorgio Panariello. A questi bisogna aggiungere i calciatori del Pisa e i bomber, entrambi napoletani, Fabio Quagliarella e Antonio Di Natale.

Un’idea che è stata rilanciata anche dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha riconosciuto il grande valore di un premio da parte dell’Unesco e della pizza come simbolo tutto italiano. Bisogna quindi salvaguardare una parte della storia del nostro Paese, rendendola esclusiva e distinguendola in maniera netta rispetto a concorrenti provenienti da tutto il Mondo. L’obiettivo è quello di sottolineare che la vera pizza si fa solo in Italia e che è un prodotto appartenente al Bel Paese. Tutte le altre sono considerate soltanto come imitazioni sbiadite. La Coldiretti ha anche svolto un’analisi, in base alla quale i due terzi delle pizze sono state realizzate mediante prodotti provenienti da altre zone del Mondo, senza indicazioni per chi le vuole degustare. Dal pomodoro cinese alle cagliate dell’Europa dell’Est, dall’olio d’oliva spagnolo alla farina ucraina, la pizza viene così snaturata della sua “italianità”.
Un rischio che non si vuole assolutamente correre, per salvare uno dei più autentici patrimoni culturali  e simboli non sbiaditi del nostro Paese.

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