Cronaca

Prende il via a Brescia il processo d’appello del caso “Green Hill”

Il processo di primo grado nei confronti dei responsabili dell’allevamento lager “Green Hill”, si è chiuso a gennaio con la condanna dei responsabili. Per due di essi, il veterinario e la responsabile dal 2001 di Green Hill e co-gestrice del centro, c’è stata la condanna ad 1 anno e 6 mesi, mentre al direttore dell’allevamento è stata inflitta la pena di un anno.

Ora, dopo la storica sentenza del Tribunale di Brescia, si sta per aprire il processo d’appello, che inizierà il prossimo 23 febbraio e che ha già visto gli interventi degli animalisti che chiedono ai giudici una maggiore severità nei confronti degli imputati. In aula arriveranno prove schiaccianti contro gli imputati, come foto e riprese video dei maltrattamenti sugli animali e testimonianze dirette.

Da parte della Lav sono state pubblicate anche delle foto choc. L’azienda, che allevava cani di razza Beagle per scopi di vivisezione, è stata chiusa nel luglio del 2012, e secondo quanto esposto dall’accusa nel processo di primo grado, nell’allevamento lager sarebbero stati uccisi più di 6000 Beagle. Dopo la chiusura oltre 3000 esemplari furono liberati e sono stati presi in custodia da altrettante famiglie del nostro Paese. Ora c’è il rischio che, nonostante le condanne, questi cani possano essere restituiti all’azienda che potrebbe portarli fuori dai confini italiani per continuare ad utilizzarli per prelevare sangue e plasma. Un utilizzo che prima della chiusura veniva effettuato anche a Montichiari, come è emerso dalla testimonianza di una delle responsabili.

Successivamente, a partire dal 9 marzo, si aprirà anche il processo “Green Hill bis” a carico di cinque persone, dipendenti dell’allevamento lager e veterinari dell’Asl. Due veterinari sono accusati di uccisione di animali e di maltrattamenti, oltre ad omessa denuncia. Per i tre dipendenti, l’accusa è invece quella di falsa testimonianza.