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Riccardo Muti lascia l’Opera di Roma: manca la giusta serenità

Riccardo Muti, uno dei più richiesti – ed amati – direttori d’orchestra del mondo, ha deciso di lasciare l’Opera di Roma. Il motivo non è da ricercarsi nell’età (73 anni) o nella mancanza di nuovi stimoli. La voglia di fare non manca al Maestro. Quello che è venuto meno, a suo dire, è la serenità necessaria per lavorare.

Gli ultimi mesi, al Teatro, sono stati carichi di tensioni.
Lo scorso giugno, una trentina di orchestrali – tra cui il primo violoncellista – decise di non prendere parte ad una tournée in Giappone e poi, come dimenticare l’irruzione, dopo la prima dell'”Ernani”, nel camerino di Muti. Senza contare una serie di assemblee indette durante le prove e diversi scioperi proclamati ed improvvisamente ritirati.

“Non ci sono le condizioni per garantire quella serenità che mi è necessaria”,

ha affermato il direttore, attualmente a Chicago per la “Nona Sinfonia” di Beethoven; in due missive (la prima, formale, per i Vertici del Teatro e la seconda, privata, per il sovrintendente Carlo Fuortes), scrive:

“Purtroppo, nonostante tutti i miei sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni. Prendo questa decisione con grandissimo dispiacere, dopo lunghi e tormentati pensieri”.

Dal canto suo, Carlo Fuortes, fresco di un’approvazione al suo, contestato, piano industriale, commenta la decisione del Maestro, definendola un “fulmine a ciel sereno”.

Dario Franceschini, attuale Ministro dei Beni Culturali, ha affermato

“Con profonda amarezza, devo dire che capisco le ragioni che lo hanno portato a questa scelta dolorosa per tutti. Spero, almeno, che questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative, l’impegno per quel cambiamento che la lirica italiana attende da troppo tempo”.

Riccardo Muti, dunque, rinuncia a dirigere l'”Aida” (che a novembre avrebbe dovuto inaugurare la nuova stagione) e “Le nozze di Figaro”. Ed il danno, non solo economico, ma anche d’immagine, per il Teatro è inestimabile.

La decisione del Maestro arriva, come sottolinea lo stesso Muti, dopo

“tanti reciproci sfoghi sull’argomento, la tristezza e la delusione di fronte a molti episodi vissuti”.

Non si tratta del capriccio di un artista. Le dimissioni vogliono essere un duro atto d’accusa contro il comportamento di quei (pochi) lavoratori che si sono opposti al piano di risanamento del teatro (approvato, recentemente, da un Referendum che ha coinvolto tutti i dipendenti).

Alcune fonti, oltre Oceano, mormorano che Muti non avrebbe accettato, di buon grado, la decisione di Antonio Pappano di dirigere, a Roma in febbraio, l'”Aida” di Verdi con Jonas Kaufmann (uno dei tenori più apprezzati del momento), accompagnato dall’orchestra di Santa Cecilia.

In realtà, spiega Fuortes in un comunicato stampa che porta la firma anche del Sindaco Marino:

“La verità è che il direttore d’orchestra italiano più noto al mondo non è stato messo in grado di lavorare al meglio nella capitale del suo Paese. E questo deve far riflettere tutti”.

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