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Roma: il funerale del padrino l’ennesimo schiaffo ad un Paese agonizzante

Il funerale di Vittorio Casamonica avvenuto ieri a Roma nella Basilica di San Giovanni Bosco ha innescato la reazione sdegnata di gran parte del Paese e non solo (della vicenda, che ha fatto il giro del mondo, se ne sono occupati anche il britannico The Guardian o il New York Times) innescando accese polemiche politiche e la richiesta da parte del ministro dell’interno, Angelino Alfano, al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, di una relazione dettagliata sull’accaduto.

La scena a cui hanno assistito ieri migliaia di increduli cittadini sembrava uscita da un film:  le esequie del  boss di uno dei maggiori e più temuti clan di Roma si sono tramutate in uno spettacolo fra le vie della capitale. Il boss, di origine nomade, deceduto all’età di 65 anni a seguito di un tumore, aveva il controllo dello spaccio di tutta la zona ad Est di Roma. Il funerale è stato anche accompagnato da una colonna sonora, suonata dalla banda Panizza di Frascati e pagata dai familiari del defunto, presa direttamente dal film del Padrino.
Il feretro è arrivato nella piazza del Tuscolano su una carrozza realizzata nel 1910. La carrozza era trainata da tre file di cavalli neri di origine irlandese ed era adornata con cerchi in oro.
E se non bastasse, ad aprire la processione 12 SUV carichi di fiori e di ghirlande. A completare la manifestazione, infine, presente a sorvolare a bassissima quota la zona, un elicottero dal quale venivano lanciati petali di fiori lungo il tragitto del feretro. Alcuni bambini durante la marcia verso la chiesa strappavano i petali dai cofani lanciandoli sull’asfalto per sottolineare il passaggio della carovana, partita alle ore 10 da via di Roccabernarda, poco fuori dal Grande Raccordo Anulare, nel quartiere della Romanina.

La Romanina rappresenta proprio il nucleo centrale dal quale il clan dirigeva i traffici, la zona, infatti,quartiere bunker della cosca è sorvegliata da guardie e da telecamere. Il viaggio del feretro ha proseguito lungo la via Tuscolana per una decina di chilometri, seguito da un numero elevato di auto di grossa cilindrata che arrivavano a bloccare il traffico  delle strade e delle piazze(due le occasioni in cui saranno bloccati i bus del 502, con gli occupanti costretti a scendere) . La Basilica di San Giovanni Bosco era stata addobbata con una gigantografia del boss sulla quale era impressa la scritta “Vittorio Casamonica: Re di Roma“. Oltre all’immagine di Casamonica era presente anche un discutibile fotomontaggio che raffigurava il boss con un crocifisso vicino al Colosseo e a San Pietro. Un ulteriore manifesto rafforzava il messaggio, proposto dalle immagini, con la scritta:

“Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso”.

La folla immensa che si è accalcata presso la chiesa, le piazze e le strade e che ha bloccato una parte della capitale per l’intera mattinata, si mostrava orgogliosa di quanto stesse avvenendo e del messaggio implicito che la manifestazione voleva dare alla città. La sfida che è stata lanciata dal clan dei Casamonica ha subito fatto attivare il sindaco Marino, il commissario Orfini e il ministro dell’interno Alfano.
Nell’infuocato clima politico di una capitale già sconquassata della vergognose vicende dell’inchiesta di mafia-capitale, in un momento in cui la politica esprime la piena volontà di fare pulizia da cosche e clan, il messaggio lanciato dai Casamonica è chiaro e ribadito da molti partecipanti alla funzione al grido di “Comandiamo noi“.

A rendere il tutto ancora più surreale, levando una serie di violente critiche che non risparmia neppure il Vaticano, la constatazione di come la chiesa nella quale si siano svolte le esequie è la stessa che aveva innescato un’altra polemica, quella per la negazione del funerale a Piergiorgio Welby, che avrebbe dovuto avvenire, su richiesta della moglie cattolica, il 24 Dicembre del 2006. In quel caso, il Vicariato negò il funerale perché l’uomo era andato contro alla dottrina cattolica con i gesti che aveva mostrato prima della morte, chiedendo l’eutanasia dopo una lunga e dolorosa malattia.
Quello di ieri, quindi, uno spettacolo difficile da commentare, con una parata che, in molti, hanno interpretato come uno schiaffo al Paese e ai tanti cittadini che faticano, onestamente, ad arrivare a fine mese.

Infinite le polemiche e le domande che il funerale ha innescato: dov’era lo Stato e come è possibile che abbia permesso un tale spettacolo? E ancora, dopo i primi tentativi trasversali, da parte di istituzioni e prete officiante, che parlavano di non conoscenza dell’evento, perchè il picaresco ed elefantiaco corteo, di una manifestazione che si rivela da subito un’apologia della malavita, era preceduto dai vigili urbani, intenti a far transitare la fiumana umana  e impedire l’accesso ai veicoli non partecipanti alla cerimonia ( presenza della polizia locale che contrasta implicitamente sulla versione di un evento inatteso, smascherando come si trattasse di i una manifestazione comunque che qualcuno ha autorizzato ). E ancora, particolare ancora più drammatico in un momento, complice lo spettro dell’isis,in cui la sicurezza dovrebbe essere al primo posto, perchè un elicottero volava beatamente sui cieli della capitale?

Tanti, legittimi interrogativi che, nonostante le dichiarazioni del Ministro dell’Interno tese a pretendere che vengano accertati i fatti con assoluto rigore, come tante altre domande del Belpaese, c’è da credere, rimarranno senza una risposta.

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