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Su Sky parte “1992” la serie tv che si sveste da fiction per farsi realtà. Tre le stagioni previste

La fiction dedicata a Tangentopoli, “1992“, debutta questa settimana su Sky in 10 puntate, avendo come protagonisti i personaggi che indelebilmente lasciarono una macchia su quell’epoca. Ora è arrivata la notizia che la serie Tv non andrà in onda solamente per questa stagione; si tratterà, infatti, di una trilogia, destinata a spingersi sino alla vittoria delle elezioni da parte di Forza Italia.

La prima stagione, presentata in anteprima al Festival di Berlino, racconterà uno dei periodi più neri del nostro Paese.
Secondo quanto dichiarato da uno dei protagonisti, Stefano Accorsi (che è anche l’ideatore della serie), la vicenda rappresentata all’interno della fiction è molto complessa, ed è stato possibile portarla sullo schermo solo in seguito ad un grande lavoro di documentazione, ricavato non solo da giornali e libri, ma anche grazie all’indispensabile contributo di centinaia di interviste. La parte storica, tiene a precisare il protagonista de “L’ultimo bacio”, è assolutamente reale, in quanto ci si è attenuti a “fatti accertati“. Accorsi ha indicato come l’idea della fiction abbia preso origine dal fatto che nessuno avesse avuto l’idea, nonostante siano trascorsi più di 20 anni da “Mani pulite“, di proporre un’opera che riassumesse gli eventi e ripercorresse quel periodo così importante della storia italiana, e non meno decisivo, oggi, per comprendere l’attuale situazione del nostro Paese
La volontà, da parte del produttore Lorenzo Mieli, era quella di spiegare come si erano realmente svolti i fatti, aggiungendo elementi di fantasia che permettessero alla storia di presentarsi come un thriller. Il tutto senza dare una lettura di tipo ideologico a quanto accaduto in quel lontano 1992.

Le due stagioni successive si chiameranno, rispettivamente, “1993″ e “1994“, e presenteranno l’esordio politico di Berlusconi, con la nascita di Forza Italia e di quella che è stata indicata come “Seconda Repubblica“, anch se nel malaffare non sembra essersi di molto allontanata dalla prima.
Gli sceneggiatori hanno confermato l’assenza di opinioni politiche nel raccontare una storia che si basa sulla stessa politica:

“Era il modo migliore per riuscire ad affrontarla e a raccontare i fatti” spiegano all’unisono.

Uno degli stessi sceneggiatori, Fabbri, ha spiegato come l’idea fosse quella di agire da semplici narratori, liberandosi delle convinzioni personali. Per rendere il racconto affascinante anche al pubblico che non ama eccessivamente la rappresentazione degli eventi politici, è stato deciso poi  di aggiungere sei personaggi di fantasia, dal pubblicitario rappresentato da Accorsi all’imprenditore Tommaso Ragno, arruolato nella Lega, fino alla prostituta che desidera diventare una “starlette” televisiva (interpretata da Miriam Leone).
Un altro sceneggiatore, Sardo, ha sottolineato come il fatto di raccontare una storia debba portare alla formulazione di domande e non, come molti si aspettano, a fornire delle risposte. Pertanto, al termine della storia, il pubblico potrà formare una propria opinione in base ai diversi punti di vista presentati.

Tutti i personaggi reali che appaiono nel corso delle puntate sono interpretati da attori; l’unico a non aver usufruito di questo trattamento è Silvio Berlusconi, che è citato solamente facendo ricorso ad immagini di repertorio. Tale eccezione è stata dettata, secondo Rampoldi, dal fatto che il suo volto è finito ormai per “appartenere” alla memoria collettiva. Non si voleva correre il rischio di presentare una macchietta in stile “Bagaglino”.
In merito al giudizio che potranno fornire le controparti reali, Mieli ha spiegato di non temere azioni legali, neppure da parte di chi è stato presentato in modo assolutamente non lusinghiero; questo perché la storia narrata è basata su fatti storici riproposti con assoluta fedeltà.

A chi afferma che diversi personaggi appartenenti alla realtà sono stati dipinti in modo cinematografico Accorsi replica che non era possibile fare diversamente, in quanto in fin dei conti:

“Questo è cinema”.

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